Rassegna storica del Risorgimento

1857 ; BON COMPAGNI CARLO ; RATTAZZI URBANO ; CAVOUR, CAMILLO B
anno <1961>   pagina <685>
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Carlo Pischedda
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Camera. E così, un eventuale governo di destra sarebbe stato diretto per­sonalmente dal Solaro o condizionato dall'appoggio dell'ala estremista: comunque, l'abbandono della politica liberale e nazionale ne sarebbe stata la prima immediata conseguenza. Del resto, delle sue aspirazioni a gover­nare il paese la destra, ormai sulla cresta dell'onda, non faceva più mistero. Il Courrier des Alpes del 19 novembre prevedeva prossima la caduta degli uomini della rivoluzione, da troppo tempo abbarbicati al potere: compiuto il ciclo della rivoluzione, cominciava ora quello dell'ordine. Dalle colonne dell'armonia (22 novembre), don Margotti offriva il ramoscello d'olivo della conciliazione, ma concludeva intimando: o governate con noi o governeremo senza di voi.
La determinazione di Cavour di restare al potere e di lottare come un disperato fino all'ultimo sangue *) nasceva dunque da una realistica valutazione delle circostanze: occorreva opporre un primo argine alle baldanzose aspirazioni della destra.3) Ma oltre ciò, come rimediare alla precaria posizione del ministero davanti alla Camera? Cavour affermava di non voler servirsi, anche in difesa della libertà, di mezzi illiberali, pre­ferendo quelli legali e costituzionali a sua disposizione. A questa riaffer­mazione di fede nel metodo liberale cui si associava l'incrollabile fiducia in se stesso, sorretta dalla singolare elasticità dell'indole, capace di pronte riprese dopo uno scacco non era estraneo l'appoggio del sovrano, il quale, diffidente dei clericali dopo la crisi Calabiana e costante nell'avver­sione all'Austria, si mostrava convinto della necessità di tener fermo pel momento e di tirare avanti con calma: poi si vedrà . 8)
Garantito, per la fiducia del monarca, da possibili manovre dietro le quinte, a Cavour restava pur sempre l'arma costituzionale dello sciogli­mento anticipato della Camera. Negli ambienti liberali se ne parlava come
*) Sono paiole del Castelli al sindaco di Racconigi (lettera del 20 novembre *5.7, in M. MAZZIOTTI, Lettere polìtiche di un intimo amico del conte di Cavour, in Nuova Anto­logia, 1914, 116 ottobre, p. 185). Cavour stesso scriveva il 23 novembre: oc... lungi dal l'essere sfiduciato, parmi esser tornato ai primi tempi della mia vita politica, in cui com­batteva il mattino nel giornale, e il pomeriggio nella Camera ( COLALA, Lettere cit., voi. VI, j>. 89).
2) Di tutte le difficoltà del momento non tiene esatto conto, nel suo severo giudizio, D. MACK. SMITH, Cavour and Parliament, in Cambridge Historical Journal, a. XIII (1957), p. 41.
8) G. MASSARI, La vita e il regno di Vittorio Emanuele II, Milano, 1925, p. 169. Ne abbiamo conferma anche dal l'informa tissimo Castelli: II Re non farà un passo indietro ma io credo che non ne farà uno avanti in materia ecclesiastica. Vede poi come noi tutti l'Austria, ed a questa dobbiamo essere debitori della maggior forza che ci resta contro i clericali (20 novembre '57); La situazione è grave, ma il re è pienamente col Ministero e gli incoraggia ad agire con tutta l'energia (25 novembre '57); in MAZZIOTTI, op. cit., pp. 185-186.