Rassegna storica del Risorgimento

1857 ; BON COMPAGNI CARLO ; RATTAZZI URBANO ; CAVOUR, CAMILLO B
anno <1961>   pagina <686>
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La crisi del connubio Cavour-Ruttassi
di un toccasana. Secondo la Gazzetta del Popolo (27 novembre '57) il go­verno, per disarmare la parte clericale, doveva presentare subito i progetti jdi legge sul matrimonio civile e sull'incameramento dei beni ecclesiastici; essi avrebbero provocato lo sbandamento di una ventina di voti dalla ma-gioranza ministeriale verso la destra, creando cosi l'occasione opportuna per il rinvio delle Camere e per un nuovo appello alle urne, allo scopo di conoscere, su una precisa impostazione programmatica, la vera opinione del paese legale* Anche il Castelli, pur senza precisarne le modalità, rite~ neva conveniente una riconvocazione dei collegi.
Non pare che Cavour condividesse tanto ottimismo sull'esito di una nuova consultazione elettorale. Nello sfogo con il Massari aveva accennato-a quella eventualità, ma ritraendosi subito di fronte al rischio di ottenere una Camera eguale o addirittura peggiore. Comunque, nelle lettere, che prima dell'apertura del Parlamento scrisse a collaboratori e amici, non c'è traccia di un simile progetto. La troviamo soltanto in un'informazione inviata dal rappresentante francese a Torino, La Tour d'Auvergne, al ministro Walewski, secondo la quale Cavour avrebbe detto: J'espère,. gràce à beaucoup de prudence, pouvoir marcher avec les deputés que le pays nous envoie; si la Chambre est impossible, j'aurai recóurs à la disso­lution et ferai de nouvelles élections .x) Ma nella dichiarazione l'accenta batteva più. sulla speranza della prima frase che sul proposito condizionato della seconda; la fiducia di poter procedere, gràce à beaucoup de pru­dence , con l'attuale schieramento parlamentare prevaleva sull'ipotetica impossibilità di governare, cui era subordinato l'eventuale appello agli elettori. Lo scioglimento prospettato da Cavour assumeva l'aspetto di uno spauracchio agitato davanti agli avversari di destra e di sinistra, ma so­prattutto ai primi, come ammonimento ed invito alla moderazione e alla riflessione. La destra non aveva interesse alcuno a ritentare la prova delle urne; la sorpresa del novembre, così ben riuscita presentando le candidature all'ultimo giorno e che tanta parte aveva avuto nel determi­nare il successo, non si sarebbe certo ripetuta, né come allora i liberali si sarebbero presentati divisi e in concorrenza, due o tre nello stesso col­legio, facendo il giuoco degli avversari. D'altro canto, in quei giorni pa­recchi neo-eletti della destra usavano un tono molto moderato, e Cavour, scrivendo a Emanuele d'Azeglio, sottolineava compiaciuto l'insperata moderazione. *)
*) P. MATTE, Cavour et l'uniti italienne, Paris, 1927, voi. HI, p. 51. 2) Cavour e l'Inghilterra. Carteggio con V. E. d'Aseglia, a cura della Commissione B. Editrice, voi. II, t. 1, Bologna, 1933, pp. 167, 169.