Rassegna storica del Risorgimento

1857 ; BON COMPAGNI CARLO ; RATTAZZI URBANO ; CAVOUR, CAMILLO B
anno <1961>   pagina <687>
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Carlo Pisckedda
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Trapela dì qui il suo segreto pensiero. Egli avvertiva che la compat­tezza del gruppo parlamentare di destra era solo apparente, e che le diffe­renze tra la frazione moderata re velia na e quella intransigente del Solaio,. momentaneamente superate nel calore della lotta elettorale, potevano risorgere alla Camera. Alcuni dei neo-eletti di destra gli scrivevano o gli facevano visita per negare il loro estremismo di destra e mostrare la loro disposizione ad appoggiare il governo. Qui si presentava dunque una pos­sibilità di manovra. Bisognava cercare di indebolire la destra sfruttando le sue divisioni interne e sottraendole i deputati più inclini a transazioni col ministero, ma senza cedere di un pollice rispetto ai principi liberali. Cavour sapeva che la sinistra, per difendere la sopravvivenza delle libertà costituzionali e con esse la propria, era costretta a schierarsi a fianco dei ministeriali contro l'offensiva retriva, e per ciò non aveva bisogno né inten­zione, nonostante gli inviti che gli venivano da quella parte, di far conces­sioni, di pagare un prezzo per assicurarsi un appoggio imposto dalle circo­stanze. Non c'era ragione quindi di presentare quei progetti di leggi eccle­siastiche, reclamati dalla sinistra e da una parte degli stessi ministeriali. l> Del resto, Cavour giudicava l'incameramento come misura politicamente dannosa, perchè capace di rendere il clero meno liberale e più influente di prima, e dal 1855, dopo la tempesta sollevata dalla legge sui conventi e il non brillante risultato finanziario del provvedimento, non aveva più fatto un passo avanti nell'ammodernamento della legislazione ecclesiastica. A maggior ragione conveniva ora perseverare nell'immobilismo: inutili nei confronti della sinistra, quei progetti apparivano pericolosi nei con­fronti della destra: davanti ad essi, conservatori-costituzionali e clericali avrebbero di nuovo serrato le file e si sarebbero trovati al fianco una fra­zione non piccola della stessa maggioranza ministeriale; ossia, propria il risultato opposto a quello cui mirava in quel momento Cavour. Procedere con molta prudenza in attesa degli sviluppi futuri diveniva dunque una necessità: un passo falso a destra o a sinistra, egli dirà poco dopo, avrebbe potuto capovolgere la barca ministeriale. Nessuna concessione né agli uni né agli altri; ma se del caso, nelle piccole oscillazioni della politica quo­tidiana, piuttosto qualche concessione a destra, che, salvando i principi e in nulla rinnegando il passato, servisse a disgregare o comunque a rendere
l) In quei giorni, ordinando all'incaricato d'affari a Roma, marchese Migliorati,, in trattative con la Santa Sede a proposito di alcune sedi vescovili vacanti, di far noto all'Antonella lo sdegno dot subalpini perla parte presa dal clero nelle elezioni e per l'abuso-di mezzi spirituali sulla coscienza dei votanti, concludeva: ... se ciò non spingerà il go­verno a darò ascolto alla maggioranza dei liberali che vorrebbero reagire contro il clero con recise misure, rende impossibile per parte sua ogni concessione (30 novembre 1857,. CUIALA, Lettere ciu, voi. VI, p. 98).