Rassegna storica del Risorgimento
1857 ; BON COMPAGNI CARLO ; RATTAZZI URBANO ; CAVOUR, CAMILLO B
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1961
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Carlo Pischndda
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vare chi l'uccia meglio, ma il fatto sta che quell'idea esiste. Essi agevolarono assai l'andamento del governo a cospetto della Camera, ma il loro ingresso nel Ministero non portò nulla di più liberale sull'andamento del governo. Si trovarono a cospetto di due questioni vitali: l'amministrazione interna della provincia e dei comuni, e l'istruzione pubblica, e provarono di non essere abili a risolverle. Non li chiamo in colpa di ciò, perchè forse, anzi senza forse, lo stesso difetto di abilità si sarebbe fatto vedere in chiunque fosse stato in luogo loro. I fatti di Genova, i provvedimenti dati contro gli emigrati furono pure una dì-sgrazia per Battezzi.
Anche la maggioranza della Camera! che rese pure dei servizi al paese, difettò alquanto di iniziativa durante la sessione, e ne difettò affatto durante le elezioni, per cui l'influenza del Ministero esagerata dai giornali, come sempre avviene, apparve eccessiva. Io non credo che la condizione del paese sia cattiva né che la causa liberale pericoli, ma credo che ciascuno debba stare in sull'avviso per riassicurare l'opinione pubblica in favore delle idee che voi ed io crediamo buone.
Giudizi affrettati e su una situazione ancora fluida, ma colpivano in gran parte nel segno. Vi si avvertiva però la tendenza del Boncompagni a sminuire l'importanza della propaganda ecclesiastica: non avendone esperienza diretta, non si rendeva conto della funzione preponderante esercitata dal clero ncll'esasperare un malcontento innegabilmente diffuso, ma che, senza quell'intervento influente, non si sarebbe trasformato in una compatta manifestazione politica dì opposizione. Il collaboratore cavou-riano non traeva ancora conclusioni dalle sue osservazioni, ma l'aver individuato certi punti deboli della politica passata lasciava già intrawedere quali ne fossero, a suo parere, i rimedi. Soprattutto sul punto concernente la scarsa fiducia dei conservatori e di molti liberali nei due rappresentanti del centro sinistro nel governo, il Boncompagni dava l'impressione di non aver detto tutto il suo pensiero. Cavour capì il latino e con abile lusinga sollecitò immediatamente l'amico politico lontano a esprimere la sua precisa opinione. La lettera del 23 novembre (si noti la prontezza della risposta), ben nota, *) ci interessa qui non tanto per l'analisi cavouriana delle cause che avevano prodotta la crisi, quanto per la conclusione: dopo aver assicurato che il ministero, data l'emergenza, rimaneva al suo posto per sostenere, con l'appoggio del re, la lotta coi clericali, Cavour concludeva dicendo d'aver letto con molto interesse le osservazioni inviategli, invitandolo a scrivergli spesso con la provata schiettezza le sue opinioni sul fatto e sul da farsi ; e sottolineava infine la fiducia sempre avuta in Itti, rafforzata ora dal poter egli di lontano giudicar meglio d'ogni altro: sottratto ad ogni influenza personale, il vostro giudizio è più imparziale
del nostro.
Un invito trasparente: senza confessarlo, Cavour concordava nel giudizio sul Rattazzi, ma desiderava, per diversi motivi, che fosse il Bon-
!) CHIALA, Lettere cit., voi. VI, pp. 87-90.