Rassegna storica del Risorgimento

1857 ; BON COMPAGNI CARLO ; RATTAZZI URBANO ; CAVOUR, CAMILLO B
anno <1961>   pagina <690>
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690 La crisi del connubio Cavour-Rattazzi
compagni a traine le conclusioni cui egli stesso era già giunto. E il Boncom-pagni non si fece pregare: il 26 (ancora una risposta prontissima) replicava preannunciando il prossimo invio di una lunga memoria contenente anche il programma del quale anticipava i punti fondamentali che ri­teneva opportuno per superare le difficoltà del momento e concludendo: *)
In quanto alle persone, credo che avete ragione di mantenere per ora il Ministero quale è, ma non credo si debba escludere assolutamente la possibilità di una modificazione in cai Rattazzi e Lanza, i quali per le ragioni che vi spiegai in addietro perder ODO molto favore, lasciassero il luogo ad altri che facessero meglio, se pure questi si possano trovare. Voi non potete abbandonare il posto, senza che il Piemonte abbia aria di rinunciare alla politica liberale. Ma voi non dovete farvi in modo assoluto solidale dei vostri colleghi. Qui non si vede Rattazzi con gran favore, vi parlo dei liberali, non degli altri. Questo non sia detto per dare troppa importanza a quest'osservazione.
Il consiglio di separarsi dal Rattazzi diveniva cosi esplicito, e sotto­lineato dall'osservazione, solo apparentemente buttata là quasi come poco significante, sulla scarsa simpatia dei liberali toscani per l'uomo di Novara. Ma con maggior vigore era ribadito e più. efficacemente sviluppato e moti­vato nella memoria trasmessa alcuni giorni dopo, nella quale il Boncompa-gni in sostanza concludeva che il ministero non doveva presentarsi alla Camera col motto sint ut sunl aut non sint, ostinandosi a rimanere immu­tato qualora il modificarsi [potesse] agevolare l'andamento della cosa pubblica e dargli maggiore vigore nella lotta che [doveva] sostenere. La modificazione veniva presentata come elemento essenziale dell'attua­zione di un programma politico adeguato alle nuove condizioni. Nel suo memoriale infatti (lo si veda qui in appendice), il Boncompagni, analizzato il fatto nuovo costituito dall'ingresso nella Camera di un partito clericale pericoloso per le sue tendenze anticostituzionali, ricercava quale fosse il mezzo migliore per poter resistere a quella forte minoranza, che mirava a divenire prevalente, e giungeva alla conclusione che il solo partito possi­bile fosse la riunione dei vari gruppi liberali, ora divisi e indisciplinati. Da ciò l'esigenza di un programma molto preciso, che tenesse conto sia delle aspirazioni dei deputati, di cui si ricercava l'appoggio, sia delle opi­nioni e abitudini del paese; programma che il Boncompagni opinava dovesse articolarsi nei seguenti punti:
1) conservare senza alcuna modificazione la legge elettorale e la legge sulla stampa, e in particolare resistere alle pressioni francesi per una restrizione della libertà di stampa, pur senza perdere occasione per esprimere, in privato e in pubblico, aperta disapprovazione delle esa­gerazioni anticlericali di alcuni giornali di cui il governo non doveva
i) A. Si Torino, Carte Cavour, Legazione di Firenze, originale.