Rassegna storica del Risorgimento

1857 ; BON COMPAGNI CARLO ; RATTAZZI URBANO ; CAVOUR, CAMILLO B
anno <1961>   pagina <692>
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ha crisi del connubio Cavour-Rai lazzi
Castelli) *) era già sorta un'incrinatura a cagione del legame di Vittorio Emanuele con la Vercellana: Cavour, scopertamente avverso a quel ména­ge, aveva visto crescere la simpatie regali per il collega, che s'era mantenuto nei limiti di una maggiore prudenza e discrezione nel sindacare la vita privata del sovrano. Inoltre, il tentativo mazziniano di Genova, della fine di giugno '57, cogliendo di sorpresa il ministro dell'interno, aveva ridestato a Parigi i sospetti di complicità del Rattazzi nelle iniziative rivoluzionarie, tanto che in settembre il nuovo ministro francese a Torino, La Tour d'Au-vcrgne, aveva ricevuto istruzioni di iniziare la sua missione richiedendo il cambio del ministro dell'interno. Cavour aveva respinto un primo cauto sondaggio dell'inviato francese, sia per non favorire l'intromissione stra­niera nelle cose interne subalpine, sia per l'inopportunità politica, oltre che amministrativa, di un cambio simile proprio alla vigilia delle elezioni politiche generali.2)
Ma non è credibile che fosse rimasto del tutto indifferente alla richiesta e che potesse ignorare le conseguenze di un'intransigente opposizione al desiderio del potente vicino, il solo appoggio su cui potesse contare il Pie* monte dopo il riavvicinamento anglo-austriaco nelle questioni balcaniche. È quasi certo che preferisse piuttosto attendere precise indicazioni del­l'orientamento del paese legale, per giustificare in tal modo la separazione del collega e sottrarsi all'accusa di sottomissione ai voleri stranieri. I ri­sultati elettorali, ancor peggiori di quanto non prevedesse, destarono in lui un forte risentimento contro il Rattazzi, ma gli offrirono anche l'at­tesa giustificazione, in quanto denunciavano, e per la seconda volta in pochi mesi, l'imprevidenza del ministro di fronte all'attività di un'oppo­sizione intraprendente. Nella nuova situazione, poi, col pericolo che la vit­toria dei clericali piemontesi offrisse nuove armi al Walewski, nemico di Cavour, per sviare Napoleone III dai suoi progetti italiani, l'allontanamento del Rattazzi diveniva una vera necessità per salvare i frutti di una politica cui lo stesso Rattazzi aveva collaborato.9) H momento però non era ancora opportuno: le dimissioni, prima dell'apertura del Parlamento e del discorso della Corona, sarebbero state sicuramente interpretate come una conces­sione alla destra, con effetti pericolosi sul fronte liberale, la cui compattezza era quanto mai indispensabile per resistere alla sicura offensiva avversaria.
J) E. TAVAJLLINI, La vita e i tempi di G. Lanuto, Torino, 1887, voi. I, p. 180 M. CASTELLI, Ricordi (1847-1875), per cura di L. Ghiaia, 2a ediz., Torino-Napoli, 1888* pp. 128-129.
*) Carteggio Cavour-Salmour, a cura della R. Commissione Editrice, Bologna, 1936, pp. 144-145. Il racconto del Salmour è confermato da una nata del Massari (Diario dotto cento voci citi, pp. 310-311, 23 loglio 1859).
*} A. OMODEO, Difesa del Risorgimento, Torino, 1951, pp, :574r5?;5.