Rassegna storica del Risorgimento
1857 ; BON COMPAGNI CARLO ; RATTAZZI URBANO ; CAVOUR, CAMILLO B
anno
<
1961
>
pagina
<
696
>
696
La crisi del connubio Cavour-Raiiazzi
Indi l'inquietarsene dell'opinione pubblica liberale non pure in Piemonte, ma nello altro pxovincic italiane. Cosi fatte condizioni possono ridursi alle seguenti:
1) La parte clericale non costituisce fra noi, come nel Belgio, un vero partito costituzionale, ma una accolta di nomini che mirano alla distruzione dì ogni libertà costituzionale ed all'annullamento di ogni principio di indipendenza nazionale. Questo giudizio comunemente ripetuto da tutti gli organi della stampa liberale è per avventuro troppo rigoroso quando lo si voglia applicare a ciascuno degli individui che entreranno nella nuova Camera per sedere alla destra. Ma quando Io si guardi in complesso, un partito che si fece innanzi al voto degli elettori patrocinato dall'armonio e dal conte della Margarita, non può qualificarsi altrimenti che come un partito di assoluta riazione.
2) Le condizioni generali dei nostri tempi rendono più pericolose le conseguenze del voto, ohe portò alla Camera piemontese un buon numero di deputati clericali e riazionari. Non conviene, anzi è impossibile farsi illusione. Il sistema della riazione è quello che ora prevale in tutti gli Stati italiani, e purtroppo non vi ha motivo di credere che una tale condizione di cose sia per mutare molto presto. La riazione è pur quella che prevale sulla libertà in tutte le grandi Monarchie continentali. Né vi ha dubbio che queste condizioni generali dell'Italia e d'Europa non rendano più grave il fatto delle elezioni clericali, che ebbero luogo testé in Piemonte.
3) Noi ci eravamo avvezzati a credere che i principi liberali e costituzionali prendessero sempre nuovo vigore in Piemonte. Questa opinione era pure accettata all'estero persino da coloro che, riconoscendo il fatto, lo deploravano. Le recenti elezioni clericali scemano questa opinione, esse possono indurre gli uni a sperare, e gli airi a temere che la riazione possa a poco a poco prendere piede in Piemonte.
Il secondo dei fatti notati dianzi è anche più importante e più deplorabile. A cospetto di una maggioranza liberale disciplinata ed unita nella Camera e nel paese, la presenza dei retrivi in numero maggiore che non fosse in addietro riuscirebbe un fatto di poca importanza. Nel Parlamento essi non avrebbero alcun credito, ed il loro ingresso nella Camera comparirebbe ciò che è realmente, cioè l'effetto di un raggiro che li renderebbe odiosi. Ma nelle condizioni attuali la cosa prende un altro aspetto. Essa si presenta come vantaggio riportato da una parte molto disciplinata, sopra un'altra che non lo è guari. E questa diversa condizione delle due parti fa sola la forza di quella che ora riportò Un primo e non decisivo vantaggio. Non conviene farsi illusione. I voti dei collegi elettorali liberali provano che il paese non era in tutto pago dell'andamento della Camera testé disciolta e dell'amministrazione da essa appoggiata. Si dovrà dunque conchiudere che il paese sia meno affezionato che noi non credessimo alla causa nazionale liberale? Se la Camera dei deputati fosse-stata sciolta mentre durava la discussione della legge sui conventi, e quando si era minacciati di una crisi ministeriale, il paese avrebbe risposto con elezioni più liberali assai che il governo non le desiderasse. Se la Camera fosse stata sciolta dappoiché il Presidente del Consiglio aveva patrocinato in Parigi la causa italiana, le elezioni avrebbero dato una solenne conferma alla politica nazionale proclamata dal governo. Non vi ha alcun motivo per credere che queste disposizioni degli animi siano sostanzialmente mutate. Tutta la difficoltà consiste nel raccogliere intorno al Governo i liberali ora alquanto divisi e indisciplinati, affinchè resistano ad un partito che ora è minoranza, ma che non ometterà alcun mezzo per acquistare una maggiore prevalenza. Il raccoglierli non dovrebbe essere impossibile in un paese lodato da tutto il mondo civile per la sua temperanza politica, in un paese in cui il Governo esercita per lo più maggiore influenza che in nessun altro Stato d'Europa.
Affine di ottenere questo risultato il Governo può attenersi all'imo od all'altro dei tre partiti seguenti:
1) Dimettersi innanzi alla nuova Camera per lasciar luogo ad un'altra amministrazione che abbia maggior credito. 2) Bicostituire l'antica maggioranza, senza mutare in nulla il suo contegno innanzi al Parlamento ed al Paese. 3) Studiar modo di riunire tutte le frazioni, ora divise, della parte liberale.
H primo di questi partiti avrebbe grandi inconvenienti rispetto alla politica estera, non ne avrebbe di minori rispetto alla politica interna. Un Ministero in cui non entrassero