Rassegna storica del Risorgimento

1857 ; BON COMPAGNI CARLO ; RATTAZZI URBANO ; CAVOUR, CAMILLO B
anno <1961>   pagina <698>
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698 La crisi tiri connubio Cavour-Rintuzzi
che ci consentono le nostre forze e le condizioni generali dell'Italia e dell'Europa. Ma se noi siamo obbligati a rispettare ! trattati, non siamo obbligati ad amarli. E si deve sapere casi in Italia come fuori che aliando venissero in questione le basi dell'equilibrio europeo, noi Useremmo tutta la nostra forza, tutta la nostra influenza per difendere i diritti Uno ad oggi manomessi della nazione italiana.
Con la questione della italianità si connette naturalmente quella dell'emigrazione. Risp itto ad essa il governo ha il doppio dovere d'invigilare e di reprimere, usando anche i mezzi più rigorosi, l'emigrazione pericolosa alla Monarchia costitnzionale piemontese e di proteggere remigrazione onesta. Non si debbo tacere che è opinione di parecchi non siste maticamente avversi al nostro Governo che, principalmente in questi ultimi tempi, non siasi adempito abbastanza né all'uno né all'altro di questi doveri Sarebbe opportuno per avventura che la opinione pubblica fosse illuminata su questo proposito, e che si evitas­sero per l'avvenire gli sconci, che poterono aver luogo nel passato.
3) Mantenere l'indipendenza del potere temporale verso la Chiesa, e conservare le leggi sancite dal '48 in poi in materia ecclesiastica. Le contingenze presenti suggeriranno per avventura a molti il pensiero che convenga procedere più risolutamente che non siasi fatto in addietro nelle materie ecclesiastiche affine di frenare il clero, il quale nelle ultime elezioni si mostrò molto avverso al Governo. Io credo che questa opinione proceda da una illusione, quale è quella di credere che le leggi contrarie alle prerogative della Chiesa, od almeno a qnelle che molti credono sue prerogative, possano giovare ad ammansare il clero. Yi ha in questa opinione una grande ignoranza della storia. Nessuno Stato sancì in materia ecclesiastica provvedimenti tanto rigorosi e, dicasi pure, tanto violenti quanto la Francia rivoluzionaria. Ebbene che avvenne? Il clero è oggi colà assai più ligio alla Corte di Roma, assai più avverso al progresso liberale che non fòsse prima dei 1789, né oggi si troverebbero in Francia quei parroci e quei preti che nei primordi dell'Assemblea Costituente si mostra­vano disposti ad unirsi coi Deputati del terzo ceto per promuovere le istituzioni liberali. Alcunché di simile avvenne presso tutti i popoli moderni ai quali si affacciò la questione ecclesiastica. Alcunché di simile avviene anche tra noi, dove il clero inferiore, che nel 1847 e nei primordi del 1848 si mostrava propenso olla causa liberale, ora l'avversa Le riforme in materia ecclesiastica riescono sempre inefficaci, per lo più illiberali ed ingiuste, quando siano messe inft* coll'intendimento di osteggiare il clero, ovvero di esercitare contro di esso una rappresaglia. Esse sono utili e liberali solamente allorquando, procedendo con impar­zialità e tenendo conto di tutti i diritti acquistati, applichino ai diritti, che il clero esercita in ordine alle cose temporali, i grandi principi da cui si ispira la civiltà moderna: la libertà del pensiero, l'eguaglianza di tutti i cittadini al cospetto della legge, intervento della podestà pubblica ogni volta che siavi un diritto da tutelare, la libera commerciabilità del enolo. Ma anche allorquando una riforma ecclesiastica sia ispirata da questi principi, essa riesce inopportuna e funesta, se i sentimenti e le opinioni religiose, fondate o non fondate, che prevalgano nelle moltitudini le dispongano ad accettarle con ripugnanza. Questo prin­cipio debbe ora essere applicato al Piemonte. Nell'agosto scorso esponendo al Governo la mia opinione sulla opportunità di una politica per cui le questioni ecclesiastiche venis­sero dimenticate, io accennava come potessero venire contingenze in cui la parte clericale riuscisse ad impacciare l'andamento dello Stato. Io credeva tuttavia che nelle condizioni presenti non vi fosse ancora da prevedere come immediata questa eventualità. H fatto dimostrò che il pericolo era maggiore che non credessimo, e confermò, a quanto mi pare, il consiglio che io sottoponeva al senno del Governo.
4) Biforme nell'amministrazione interna dello Stato. Fra queste riforme sono principalmente desiderate quelle delle leggi d'imposta. L'argomento più frequente dei nemici degli ordini presenti è questo. Prima del '48 si pagava meno. Argomento a cui si risponde mettendo innanzi e le ineluttabili necessità dei tempi, ed il compenso che i popoli trovano nella maggiore attività industriale e commerciale che si svolse nel nostro paese. Ma ad ogni modo quel fatto delle imposte aggravate, combinato colle calamità di questi ultimi anni, é il principale motivo di quanto possa esserci di malumore nelle moltitudini, è il principale ausiliare della opposizione che i clericali mossero contro gli ordini costi tu-