Rassegna storica del Risorgimento

1857 ; BON COMPAGNI CARLO ; RATTAZZI URBANO ; CAVOUR, CAMILLO B
anno <1961>   pagina <704>
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704 "Libri e periodici
una dichiarazione di simpatia e quasi di affinità di temperamento? Di certo, chi pur non ha conosciuto l'Anzilotti non pub dimenticare nel Maturi certi analoghi tratti di sobrietà scientifica, che resero poco clamorosa ma tanto più significativa la sua intelligenza di storico.
Storia e politica attualeosserva il Maturi sul piano conoscitivo s'illumina­vano a vicenda nel pensiero dell'Anzilotti: e ne dà dimostrazione ricordando gli scritti pubblicistici degli anni fra il 1912 e il 1920, che nell'analisi della crisi nel sistema demo­cratico in atto parvero avvicinare l'Anzilotti al nazionalismo, e nei quali ritornano motivi già considerati da quegli in sede di ricerca sul Gioberti, sul Settecento italiano, sulla repub­blica e il ducato fiorentino. Ancora, secondo il suo biografo, l'Anzilotti ebbe vivissimo il senso della continuità della storia moderna e contemporanea d'Italia, come pure delle correlazioni fra storia del pensiero e storia delle realtà politiche, sociali, economiche d'Italia . Ma, in tutto questo, la vinceva in definitiva il momento dello stadio e della cri­tica intellettuale, in un modo che al Maturi sembra riuscire particolarmente congeniale: l'interesse conoscitivo predominava in ultima analisi su quello pratico. Non aveva detto di sé l'Anzilotti di esser più incline al gusto di osservare e di capire come gli uomini agiscono e come spiegano a se stessi il loro modo di agire , che non a quello di fare, di partecipare personalmente all'azione? Non aveva confermato di avvertire ed ecco un altro tratto che par comune al suo biografo del Dizionario un certo scetticismo come di chi sta fuori , di chi contempla l'agire altrui come uno spettacolo curioso e a volte interessante, senza per questo farsi trascinare dalla passione del parteggiare?
Ma non vorremmo spingerci troppo lontano in un accostamento che s'intuisce sol­tanto, e che resta un fatto di simpatia spirituale. Walter Maturi non vi indulge, e cerca di mettere a fuoco in tutti i suoi aspetti il lavoro, la personalità dello storico toscano. Gli preme di ritrovare le componenti, così di formazione culturali che di temperamento, del-: l'indirizzo anzilottiano, dando maggior rilievo agli influssi crociani rispetto agli insegna­menti della scuola econonnecgiuridica di quanto non ne desse, ci sembra, Luigi Russo nella nota prefazione a Movimenti e contrasti. Ad ogni modo, il Maturi conviene poi col Russo e coll'Ottokar sul fatto che anche l'adesione allo storicismo idealistico sia stata per l'Anzilotti un'esperienza fra le altre esperienze, e che, per quanto a tutta prima qualche suo saggio possa far pensare diversamente, egli non rappresentò davvero il tipo dello sto­rico-filosofo, bensì rimase interamente uno storico.
Proprio da questo temperamento, oltre che da una fondamentale inquadratura di origine economica-giuridica, deriva all'Anzilotti d'altronde una particolare visione della storia recente d'Italia di cui conviene sottolineare la modernità. Il saggio Per una storiografia del Risorgimento è tale che pur oggi, cioè dopo e l'esperienza crociana e il revisionismo democratico e marxista, può essere riletto come un programma attualis­simo di rinnovamento degli studi. Veniamo doll'aver apprezzato in un recente convegno la discorde concordia con cui da ogni parte si è finito per affermare esaurite, almeno nei propositi, le interpretazioni del Risorgimento come disputa di partiti e quindi, inevita­bilmente, come ricerca di buoni e di cattivi, di responsabilità o di virtù, insomma come processo o come apologia: sembra che al bisogno di giudizio sulle parti che concorsero al moto risorgimentale stia facendo più posto l'interesse per l'accertamento delle condizioni del paese, prima e dopo l'unificazione nazionale: ceti e classi, istituzioni e regioni. Ma non è proprio questo che chièdeva Antonio Anzilotti, quando parlava di urgenza di applicarsi ad ana storia interiore del Risorgimento? A lui dobbiamo la lucida indicazione dell'im­portanza dei problemi interni dell'Italia, che così strettamente si legano all'opera unifi­catrice, come quelli del Mezzogiorno, della politica economica ed amministrativa della Monarchia, intrecciati con tutta la vita locale delle varie parti della Penisola. Parlare di alcuni uomini, di movimenti'politici opposti, di vicende parlamentari, senza vedere quali forze positive sono dietro a tutto questo, vuol dire, restare alla superficie, e mancare degli elementi reali per un giudizio completo ed imparziale. In tal senso la distanza da un discor­so come quello dell'Orfanie, analogamente, del Bolton King era per lui incolmabile. Lì c'è un'idea, c'è una tesi brillante, egli osservava, ma non s'intende nella sua concretezza