Rassegna storica del Risorgimento
1857 ; BON COMPAGNI CARLO ; RATTAZZI URBANO ; CAVOUR, CAMILLO B
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1961
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712 Libri * periodici
quello del contenimento francese, inducendo Palmerston ad una Bene di negoziati e concessioni, obiettivamente favorevoli alla causa italiana, pur di evitare rcvcntualità di un intervento francese. Il dualismo franco-austriaco in Italia, invero, vistoso, inevitabile, malgrado i cedimenti ideologici di Guizot, è il dato che maggiormente preoccupai! gabinetto di S. Giacomo: e la missione di Lord Minto, al di là dell'enfasi avventata del personaggio e dello scopo circoscritto di essa, è il primo vago accenno a quella soluzione indipenden-tistica che, facendo salvi gli interessi britannici, escluda dalla penisola ambedue le Potenze continentali, e che verrà adottata nel 1860. La missione Minto, prescindendo dalla contingenza dell'eccitamento anti-austriaco e dello sfruttamento delle manchevolezze della politica francese che essa provocò, segna in effetti il passaggio dal momento liberale a quello nazionale della politica inglese in Italia, ma essendo ciò in un certo senso un passo indietro, giacché l'indipendenza non è che un comodo escamotage per consentire il conseguimento dell'obiettivo preminente di mantenere l'equilibrio. Meccanica ed esteriore un po' come quella di Carlo Alberto, la suggestione indipendentàstica del Minto mostrò chiaramente i suoi limiti e la sua intempestività in un ambiente non ancora sufficientemente irrobustito sotto il profilo costituzionale, come sarà viceversa quello che il Cavour riuscirà con successo a preparare e ad adeguare alla guerra.
Il secondo volume del Barié prende in esame un periodo cronologicamente altrettanto circoscritto che il precedente, ma fervidissimo anch'esso di richiami ed ascendenze, questa volta soprattutto ideologiche, essendo assai secondarie le componenti schiettamente culturali ed ancor più religiose. Il clima febbrile dell'imperialismo prende le mosse dalla guerra con la Spagna e consente l'immissione di vivi, e sovente pericolosi, fermenti razzistici e nazionalistici in un tessuto in origine squisitamente economico, con vaghe sfumature sentimentali ed umanitarie.
Nasce in questo periodo ed è una notazione di costume interessante quel tipo di spicciola propaganda fumettistica e grossolana, ebe alla lunga ha mostrato la corda, nella competizione contro ideologie agguerrite, ebe difficilmente potevano ridursi in termini di slogan* piò o meno raccapriccianti. Importa sottolineare la creazione di una particolare atmosfera, quella montatura della macchina caratteristica di un'opinione pubblica così sommaria come quella americana, ancor più, che non l'individuare l'esercizio di una pressione diretta in senso bellicista da parte di circoli economici e finanziari. Sta di fatto ebe, prima del sorgere d'un movimento operaio organizzato, la sola diga contro la propaganda ossessiva e fragorosa dell'imperialismo è stata costituita dai democratici alla William Bryan, politicamente inconsistenti ed ideologicamente attardati, ma gli unici ebe riuscissero a sottrarsi al clima aggressivo dell'espansione capitalistica, svolgendo un'opera disinteressata di denunzia e di chiarificazione. Con grande acume l'A. sottolinea l'ispirazione sociale di tale campagna democratica, contro il prevalente economicismo dell'impostazione imperialistica. Ma quel punto di vista era destinato a soccombere, o quanto meno a risultare antiquato, a confronto con la dilagante, caratteristica fede nelle decisive capacità taumaturgiche dell'individuo, fede che poteva venire agevolmente sfruttata per la creazione del mito imprenditoriale. L'imperialismo si presenta in tal modo come un fenomeno culturaleeconomico estremamente complesso, che travolge le tradizionali linee distintive dei partiti politici e quelle ideologicoreligiose, mutuate dalla tradizione repubblicana e protestante, della dottrina isolazionista. Ecco cosi il Mahan (le cui possìbili influenze sul consimile pensiero del nostro Nitti meriterebbero uno studio a parte) il quale ravvisa un'affinità intrinseca, di carattere capitalistico ed imperialistico, determinata dalla comune matrice della civiltà industriale, che, al di là delle differenze geografiche e razzistiche, avvicina il Giappone all'Occidente. Ecco, su tutt'altro versante* la superficialità episodica, legata alle esplosioni di Guglielmo II, della tendenza antitedesca negli Stati Uniti, la cui classe culturale non ha seguito nò avvertito a sufficienza l'imponenza dell'impalcatura ideologica che è dietro la Germania guglielmina, mentre i ceti economici perseguono la tradizionale politica di spartizione e di privilegio (e qui sarebbe da riaprire un ennesimo discorso sugli errori inconcepibili della politica tedesca, che polverizza negli Stata Uniti una posizione originariamente favorevole). E la sostituzione del