Rassegna storica del Risorgimento

1857 ; BON COMPAGNI CARLO ; RATTAZZI URBANO ; CAVOUR, CAMILLO B
anno <1961>   pagina <718>
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718 Libri e periodici
nel gennaio 1863 il Firenze, parimenti antiunitario A questi perìcoli che minacciavano l'unità, altri se ne aggiungevano miranti a modificare, nella sostanza, il regime costituzio­nale del nuovo regno In difesa perciò dell'unità e dello Statuto un gruppo di liberali* raccoltosi attorno al De Sanctìs, decise di dar vita al nuovo quotidiano, il cui motto fu JVè malve né rompicolli, vale a dire né moderati nel senso più angusto del termine, né fautori dì una politica avventata e velleitaria.
Tra il 1863 e gli inizi dei *64 il Parlamento discuteva intorno alla possibilità di modi ficare la legge sulle amministrazioni provinciali e comunali del 23 ottobre 1859, promul­gata in periodo di poteri eccezionali. In un articolo del 28 gennaio 1864, dedicato ai Sotto-prefetti nel Napoletano, il De Sanctìs affrontava il problema dandogli un respiro assai ampio: quali erano le condizioni per la creazione di uno Stato autenticamente liberale? L'esistenza di un popolo e di un governo liberi. Libero (egli scrisse) è quel popolo che si occupa delle pubbliche faccende come se fossero cose di sua famiglia... che conosca i suoi diritti e li sappia far valere contro l'arbitrio e la forza... che rispetti la legge come volontà generalo... e che, se cosa gli dispiace, cerchi rimediarvi senza dipartirsi mai da' mezzi legali ed efficacissimi che la libertà ha messo in sua mano. Governo libero è quello che abbia a norma invariabile la legge... che governi ed amministri il meno possibile, cedendo alle magistrature popolari ed elettive una parte delle sue facoltà e delle sue attribuzioni.
In Italia, però, non esisteva né la prima né la seconda condizione: il popolo, infatti, voleva la legge rispettata unicamente dal governo, e questo, a sua volta, giungeva spesso all'arbitrio, perchè voleva governar troppo, amministrar troppo, ficcare il naso dapper­tutto con pedanteschi e minuti regolamenti, perchè apprezzava il potere come fine a se stesso e ne faceva volentieri sfoggio e abuso.
Se l'Italia, quindi, fosse stato un paese libero, il sottoprefetto avrebbe dovuto lasciar fare, essere, più che attore, vigile spettatore. Ma soltanto in Piemonte la libertà aveva messo salde radici e quindi il governo doveva governare un po' più di quel che la libertà non consentisse. Avvertiti dall'istinto della conservazione, dalla coscienza confusa del vero stato delle cose malgrado la pompa dei nomi, abbiamo più volte doman­dato (concludeva De Sanctis) non un governo Ubero ma un governo forte, con iniziativa e concetti propri, che ci faccia un po' il tutore e regoli le nostre faccende lui.
Come si può conciliare questa posizione non solo con la tesi fondamentale dell'Asso­ciazione costituzionale della quale il De Sanctis era magna pars applicazione pia larga e liberale dello Statuto ma soprattutto con l'inizio di quel medesimo articolo da noi citato nel quale veniva decisamente respinta la distinzione operata dai dottrinari tra popoli maturi e non maturi e si affermava con energia che un popolo è sempre maturo al vivere libero e che la libertà si impara con la libertà?
Si tratta, in realtà, di una patente contraddizione che offre, però, larga materia di meditazione: essa non spiega soltanto la scarsa fortuna politica del De Sanctis, ma per­mette di cogliere l'interno dissidio di numerosi rappresentanti della classe dirigente risor­gimentale nei quali l'esigenza di un profondo rinnovamento del paese, da attuarsi mediante un'applicazione senza residui dei principi! liberali, era relegata nel lontano e ipotetica mondo dell'ideale.
La formazione di questa classe dirigente fu più tardi oggetto di ricerca da parte dello stesso De Sanctis nel eorso di letteratura comparata iniziato all'Università di Napoli nel 1871. La distinzione tra le due scuole, la cattolico-liberale (o moderata-liberale) e la democratica l) parve al Croce il pnnto di vista più importante e comprensivo da cui si poteva guardare la storia sociale e letteraria italiana dell'Ottocento.
*) Cfr. FRANCESCO DE SANCTÌS, Mazzini e la scuola democratica a cura di CARLO MUSCETTA e GIORGIO CANDELORO, Torino, Einaudi, 1951; La scuola cattolico-liberale e il Romanticismo a Napoli a cura di CARLO MUSCETTA e GIORGIO CANDELORO, Torino, Einaudi,: 1953 (Opere di Francesco De Sanctis,, XII e XI).