Rassegna storica del Risorgimento
1857 ; BON COMPAGNI CARLO ; RATTAZZI URBANO ; CAVOUR, CAMILLO B
anno
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1961
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pagina
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719
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Libri e periodici 719
Essa risaliva, invero, a Mazzini che nel saggio sugli studi di diritto costituzionale e d economia politica del Sismondi, del 1838, aveva stabilito una netta opposizione tra liberali moderati e democratici, tra quanti, cioè, come il Sismondi, ritenevano il popolo perennemente fanciullo e destinato all'altrui tutela e quanti, credevano ai diritti del popolo, diritti alle necessità della vita... ad un libero progressivo sviluppo morale... ali educazione... a conoscere come proceda il maneggio degli affari che lo riguardano... a partecipare, quanto è possibile, direttamente o indirettamente, in quel maneggio .
La distinzione desanctisiana non aveva, però, nulla di schematico e di rigido: tra i due capiscuola, Manzoni e Mazzini, vi era tutta una gamma di posizioni intermedie tendenti a mediare le differenze fra le due scuole : cattoliciliberali come l'Azeglio erano assai vicini ai democratici e democratici come Giusti erano assai simili ai cattolici-liberali. Giustamente si è scritto a questo proposito di una fluttuazione ideologica agevolata dalla comune formazione culturale di moltissimi uomini dei due gruppi (Introduzione a Mazzini e la scuola democratica cit., p. XXXII).
Nella trattazione desanctisiana, d'altronde, è esclusa dalla scuola democratica tutta la frazione di sinistra: Ferrari, Cattaneo, Pisacane, e l'attenzione è concentrata su Mazzini, Berchet, Gabriele Rossetti, Niccolini. Si può attribuire questo restringimento arbitrario dell'indagine alla influenza determinante ed esclusiva esercitata sul De Sanctis dallo stesso Mazzini? L'ipotesi ci sembra senz'altro da scartare poiché l'intero giudizio sul Mazzini è fortemente critico, anche se con grande equilibrio gli vengono riconosciute delle doti dia guidatore di popoli anelanti alla libertà e all'indipendenza e sorga spontaneo il richiamo al Savonarola o a Mosè che conduce il suo popolo nella terra promessa. La ragione dell'esclusione desanctisiana è perciò un'altra: nella dialettica delle forze che avevano portato a termine il Risorgimento, tra gli oppositori dei moderati, avevano avuto un peso effettivo, per De Sanctis, unicamente Mazzini e coloro che in qualche modo si erano richiamati al suo insegnamento. Non si negava con ciò agli altri (Cattaneo, Ferrari, Pisacane) la qualità di democratici, ma l'efficacia e la portata della loro azione politica.
Che poi quésto giudizio storico (formulato è bene sottolinearlo da un uomo che il Risorgimento lo aveva vissuto nelle carceri e in esilio, prima di farne oggetto di ricerca storiografica) fosse in certo modo influenzato dall'azione politica è assai probabile: proprio in quegli anni, infatti, il De Sanctis tentava la formazione di una sinistra giovane, tentava, cioè, la prosecuzione della cavouriana politica del connubio inteso non come centro statico, equidistante da retrogradi e rivoluzionari, ma come politica dinamica, tesa ad assorbire gradualmente gli elementi più moderati dei novatori.
Questo legame tra pensiero politico e azione pratica nel De Sanctis è messo in rilievo anche nel recentissimo volume di Edmondo Cione su Francesco Do Sanctis ed i suoi tempi, che è una minuta biografia del grande critico ricca di particolari inediti e scritta con garbo e indubbia competenza. Il Cione, in realtà, da molti lustri è andato pubblicando importanti saggi su aspetti e momenti della vita di Francesco De Sanctis. Ma ora gli è parso necessario ridimensionare l'apporto dei singoli contributi parziali in una nuova visuale resa possibile dal superamento dell'immanentismo di ispirazione crociana in una oc originale rivendicazione delle eterne verità della metafisica cristiana. Il che non ci sembra peraltro abbia portato ad alcun nuovo apprezzabile risultato per quanto concerne la conoscenza del De Sanctis, mentre perplessità e riserve non possono non suscitare le pagine dedicate a De Sanctis e il pensiero odierno, che costituiscono la conclusione del volume, che rappresenta, tuttavia, pur con questi limiti, una interessante presa di posi ione nel campo degli studi desanctÌBiani.
GIUSEPPE TALAMO