Rassegna storica del Risorgimento

TORINO ; CONGRESSI STORICI
anno <1961>   pagina <741>
immagine non disponibile

Vita tlnWIstituto
741
il Viterbo dichiara che anche questo lavoro può diesi pronto, e sarà pubblicato dopo i tre volumi, che stanno per vedere la luce.
Hanno interloquito il col. Pascazio e il prof. La Sorsa, cui è stato rivolto un augu­rale saluto, avendo pubblicato in questi giorni l'ultimo volume della sua Storia di Puglia.
Il 27 novembre u. s. si sono iniziate a Bitonto le cerimonie per la celebrazione del primo centenario dell'Unità. Il presidente del Comitato di Bari, prof. Michele Viterbo ha tenuto l'orazione ufficiale, alla presenza delle maggiori autorità politiche e culturali. Ne diamo il riassunto dalla Gazzetta del Mezzogiorno del 28 novembre.
L'oratore ha riassunto la vita di Tito Berni, letterato, poeta, traduttore di classici greci e latini, grande avvocato nato a Bitonto ed eletto nel 1820 deputato di Napoli, segretario e poi vicepresidente del Parlamento del 182021, nel quale pronunciò memo­rabili discorsi con la sua eloquenza fascinatrice. Egli senti profondamente gli ideali della Carboneria, che non erano soltanto umanitari, 0 che peraltro contava moltissimo in regioni come le nostre, ove c'era un taglio netto fra le classi della società, ma fervidamente italiani, come comprovano i solenni giuramenti che si prestavano nelle cosidette Vendi­te, con chiarissimi presagi di unità nazionale, nonostante la durezza dei tempi. L'ora tore ha affermato a tal proposito, che la Carboneria meridionale attende le venga resa completa giustizia, anche perchè fu la prima scuola politica che ci mise in relazione con le altre parti d'Italia e con le grandi nazioni straniere.
Passando a parlare del conte De Ildaris il prof. Viterbo ha detto che era iscrìtto alla vendita carbonara " Bruto rinato di Bitonto, ricca di 403 affiliati, ma non era un " effervescente o " effervescentissùno secondo la caratteristica terminologia della po­lizia borbonica, ma soltanto un moderato, e come tale anche egli partecipò, da giovane, alle speranze e alle illusioni del 182021. I primi anni di regno di Ferdinando II furono, come si sa, un periodo tranquillo, in cui le Due Sicilie si affrancarono completamente dalla soggezione all'Austria. Il conte De Ildaris entrò allora nella guardia d'onore del monarca che gli dimostrò molta amicizia, e al tempo del secondo viaggio di Ferdi­nando in Puglia, nel 1847, divenne caposquadrone della stessa guardia d'onore, cui par­tecipava la nobiltà dei nostri paesi, tranne le famiglie politicamente compromesse. De Ildaris era nel 1848 sindaco di Bitonto ed uno dei più facoltosi signori della Provincia. Quando Ferdinando DI diede la costituzione, egli presentò la sua candidatura a Pari del Regno, e fu eletto a pieni voti, insieme col suo concittadino conte Mustacchio Rogadeo, con Vincenzo Sylos-Labini, anche essi ex carbonari, con Ottavio Tupputi di Bisceglie ed altri. Dapprima credette nella sincerità del giuramento del re, poi si sdegnò per l'ecci­dio del 15 maggio e sacrificò per questo la sua posizione, la pace e gli interessi della sua famiglia, la sua stessa vita. Tuttavia si adoperò perchè in Terra di Bari non ci fosse una insurrezione armata, che egli temeva potesse essere stroncata con una carneficina, come quella di Napoli. L'oratore ha poi descritto il convegno notturno di Santo Spirito, del 20 giugno 1848, svoltosi in una atmosfera di vero romanticismo, e in cui la tendenza moderata del De Ildaris e dei auoi amici si scontrò con quella rivoluzionaria, rappresen­tata da Bozzi, Cozzoli, Del Drago, Quinto, Laginestra, che avevano avuto il torto di lasciar passare l'ora propizia per agire. Per presenziare alla Dieta di Bari del 2 luglio, e svolgervi opera pacificatrice. De Ildaris non partecipò all'adunanza della Camera dei Pari a Napoli. Ma il suo distacco dal re era ormai sostanziale e suscitò una enorme impres­sione. Ferdinando II non gli perdonò il fatto che, pur consigliando moderazione, aveva fervidamente creduto nei principi costituzionali ed era sempre rimasto in contatto con gli elementi estremisti. Un caposquadrone delle guardie d'onore non poteva e non doveva credere che nei principi assolutistici. Il Conte De Hdaris fu pertanto processato e impri­gionato nel castello di Treni, con Bozzi e gli altri patrioti, e di lì passò al confino in Fog­gia. Affrontò la bufera a fronte alta, e mori anzitempo e di crepacuore.
Vincenzo Rogadeo è la terza nobile figura che il prof. Viterbo ha rievocato. Anche quest'antica famiglia si era riscaldata agl'ideali della Carboneria. Il conte Vincenzo aveva