Rassegna storica del Risorgimento

BUONARROTI FILIPPO
anno <1962>   pagina <27>
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Filippo Buonarroti nel Risorgimento italiano 27
a combattere le società del vecchio patriarca delle cospirazioni, sicché la splendida luce dell'astro mazziniano lasciò nell'ombra un sorpassato tessitore di sette inutili, un inciampo nel cammino della Giovine Italia.
Nel ventennio fascista, infine, la storiografia ufficiale affettò, come è noto, di negare ogni importanza alla rivoluzione francese e alla diffusione dei principi liberali e democratici nel processo del Risorgimento. Anche questi criteri non incoraggiavano a mettere in luce l'opera dei primi patrioti e cospiratoli Etti* molati dalla propaganda e dall'esempio della Francia rivoluzionaria e perciò bistrattati come traditori a vantaggio di una potenza straniera. *) Tra loro il Buonarroti aveva avuto una parte cospicua, facendosi esponente presso il Direttorio, alla vigilia dell'avanzata francese in Italia, delle aspirazioni italiane alla libertà, all'unità, all'indipendenza nazionale. Questo episodio, già docu­mentato oltralpe dal Weill e dal Robiquet, e perfino romanzato daU'Ehrenburg,2) formò l'argomento di una breve comunicazione di Renato Soriga al XIV con­gresso della Società nazionale per la Storia del Risorgimento (1927) con altri importanti documenti, non peraltro analizzati.3) Pochi anni dopo ncll'j4rc/iiv/o storico di Corsica anche Ersilio Michel ricordava il Buonarroti documentando le sue vicende nell'isola e i suoi rapporti col governo toscano. *)
Intanto, dopo i lavori del Roberti, dello Sforza, del Ferorelli, del Pivano, del Rota, del ranchetti, altre indagini del Soriga, del Nurra, del Solmi, del Peroni, rintracciavano le mosse di patrioti piemontesi e liguri, mentre il Simioni, il Croce, il Nicolini ricostruivano le congiure giacobine a Napoli e mettevano in evidenza le figure dei loro partecipanti e martiri. I registri del Commissariato di Oneglia, tenuto dal Buonarroti tra l'aprile 1794 e il marzo 1795, segnalati dal Weill, che potei consultare a Parigi in quell'Archivio nazionale nel 1936, mi rivelarono i rapporti che quei patrioti ebbero con lui anteriormente al '96. Collegando questi rapporti con la sua azione presso il Direttorio, mi parve oppor­tuno richiamare anche di questa il ricordo, aggiungendo alcuni documenti ai già noti, nello stesso articolo della Rivista storica italiana del 1937. Contempo­raneamente l'episodio attirava l'attenzione dello storico francese Jacques Godechot, continuatore del Mathiez negli studi sul Direttorio, che nella Rcvue des Etudes italiennes del 1938 pubblicò i risultati delle sue prime indagini sulla collusione tra babuvismo e patriottismo italiano in quell'aurora del Risorgi­mento.
*) C. CALCATERRA, II nostro imminente Risorgimento, Torino, 1955, p. 636; Fa. OLMO, La rivoluzione in Piemonte, in Rivista d'Italia, 1913,1, p. 503} G. LUMBROSO, La reazione popolare contro ì Francesi alla fine del 700, Firenze, 1932.
2) Com'è noto, G. WKLLL fu il primo a valersi dei documenti dell'Archivio Nazionale di Parigi per una biografia sintetica del Buonarroti pubblicata sulla Revue Historique nel 1901, che venne utilizzata dal ROMANO CATANIA nella seconda edizione del suo libro (1905). Nel 1905 il WEILL segnalò sulla stessa rivista i manoscritti buonorrotiani della Biblioteca Nazionale, di cui si volse P. ROBIQUET nella sua peraltro infelice bio­grafia del 1910. In Gracchus Babeuf, di I. EHTUÌNBURG, tradotto dal russo nel 1929, sono drammatizzati i colloqui del Buonarroti col ministro Delacroix.
s) Videa nazionale e il ceto dei patrioti avanti il maggio del 1796, in Atti del XIV congresso della Società nazionali! per la storia del Risorgimento, 1927, ristampato in L'idea nazionale italiana nel tee. XIX, Modena, 1941, cap. II.
*) V. nota seguente.