Rassegna storica del Risorgimento

BUONARROTI FILIPPO
anno <1962>   pagina <31>
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Filippo Buonarroti nel Risorgimento italiano 31
ai governi assoluti, e in verità rispondente alle necessità belliche della Francia, allora in guerra contro la coalizione di quei governi. Centri di impulso ne furono le rappresentanze diplomatiche francesi presso i vari Stati italiani e le autorità militari operanti ai confini occidentali e nel Mediterraneo. I rapporti di polizia eie corrispondenze diplomatiche additavano anche emissari provenienti da organi esistenti a Nimes o a Marsiglia, circolanti nella penisola sotto il colore di piaz­zisti di seta e altro *) e facevano risalire la propaganda a un fantasticato centro di Parigi. 2)
in Occidente, 1954, I; Les Jacobins italiens et Robespierre, in Annales historiques de la Revo­lution Francaisc, 1958, n. 3; Action et réaclion sur l'Italie de la politique francaise au tempi du premier Empire, in Bollettino storico livornese,. 1954,12; Les travaux récents sur Babeuf et le babouoisne, cit.; The business classes and the revolution outside Franco, in American historical Revieto, oct. 1958.
*) Gli allarmi venivano diramati dalla cotte di Torino. Ad esempio, la Nunziatura di Firenze riferiva alla Segreteria di Stato della S. Sede una comunicazione del 6 aprile 1792, ricevuta da Torino in questi termini: On a recu avis crac le consistoire de Nimes a chargé d'ambassades secrètes en Italie Puerts, Champartier, Dclagros, tona trois parti* de Nimes pour voyager en Italie et y répandre les principcs républicains. Le prétexte de leur voyage est la vente de bas de soie et d'étoffes de soie de Nimes e il Nunzio tra­smetteva questa comunicazione dicendola e relativa a tre soggetti destinati dalla congre­gazione De propaganda Libertate pet spargere in Italia i nuovi principi d'indipendenza , Arch. Vaticano, Segreteria di Stato, Firenze 177. AL. RIGHI (Ferdinando di Parma e la sua politica di fronte ad emigrati francesi e giacobini, in Rassegna Nazionale, 1916, f, II) trova indicato il Buonarroti tra gli emissari del consistono calvinista di Nlmes . Lo stesso autore ne: Il conte di Lilla e l'emigrazione francese a Verona, Perugia, 1909, ci informa di un Bedon de Bcllevillc che tiene le fila della propaganda in Toscana e di un abate Bouset, indicato come abile nel cucire insieme elementi massonici , Il GODECIIOT nega l'esistenza di centri di propaganda operanti a Nimes o a Marsiglia; tuttavia le notizie ripetute di rapporti con queste città di nostri patrioti, che forse avevano legami con quei clubs giacobini, sarebbero da valutare. Vedi E. ROTA, Le origini del Risorgimento cit., p. 884 e sgg.
2) Il 31 luglio 1790 il governo di Torino dava l'allarme a tutti i governi d'Italia informandoli dell'esistenza di una cabala infernale sorta in Parigi col titolo De propaganda Libertate , avente lo scopo di sollevare tutti i sudditi contro la legittima potestà dei loro sovrani , la quale spedisce emissari in tutte le parti d'Italia per fare proseliti alle sue nefande dottrine e per accendere il fnoco della ribellione ovunque, e ciò nella persuasione che quanto più grande sarà l'incendio europeo, tanto più facile sarà all'Assemblea far adottare in Francia le sue risoluzioni . La comunicazione, è fatta per­venire a mezzo del governo di Toscana all'ab. Tansini, perchè ne faccia parte al governo pontificio per sua regola e lume . Essa è seguita da allegati che segnalano gli agenti più attivi: un Fanjas de St Fond, la cui missione si esercita in Italia sotto il pretesto della letteratura , un Jourdan definito il più infamo di tutti, altri francesi, St. Cloud e- Alctour, arrestati a Venezia, e due italiani, l'abate Guerra, già impiegato nella legazione di Torino a Napoli e avente accento siciliano, e l'abate Piattoli, toscano, avente molti amici e conoscenze in Italia, e ora in Polonia, ospite del principe Lubornirski, ove attende a un catechismo politico . Alla segnalazione è unito il verbale di un'adunanza di questa società De Propaganda Libertate o Club de la propagando di Parigi, dove il conte di Mirabean giudica inutile sollevare i popoli, sudditi di governi già indeboliti dalle loro guerre e dal fermento interno, mentre M. Duport oppone che la democrazia progettata in Francia non può sussistere se non diviene generale in Europa, e fa un rapporto sulla