Rassegna storica del Risorgimento

BUONARROTI FILIPPO
anno <1962>   pagina <32>
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Pia Onnis Rosa
A questi impulsi corrispose l'adesione di ambienti e gruppi, già resi favore­voli alle novità dagli esempì della rivoluzione, dai movimenti progressisti preesi­stenti, da spinte economiche varie, e si formò cosi in Italia una rete di circoli di patrioti o clubs che diventarono a loro volta centri di propaganda e in seguito di cospirazione. I loro componenti, le loro idee, i loro metodi, la loro azione politica successiva all'invasione francese, i loro scritti, i loro programmi, i partiti in cui si divisero, sono tuttavia oggetto di studi sempre più approfonditi, dopo quelli già citati sulle congiure del 1794; e una serie di ricercatori, come il Cantimori, il Peroni, il Roberti, il Chisalberti, il Venturi, il Nurra, il Vaccarino, il Giumella, il De Felice, il Maturi, il Catalano, il Cingali, oltre il Godechot vi si sono dedicati o vi si dedicano con particolare amore. Anche questa fioritura di studi sulla prima fase del Risorgimento, e in particolare su quello che fu genericamente chiamato giacobinismo italiano ,*) ci riporta spesso al Buo­narroti, come un antesignano di questo movimento e partecipe delle sue manifestazioni negli anni precedenti la vittoriosa avanzata del generale Bona-parte nell'aprile del 1796 e la formazione delle repubbliche democratiche in Italia. Ma anche su quegli anni, oltre gli episodi ben noti, rimangono incertezze e punti oscuri.
Ebbe parte Buonarroti nella diffusione dei clubs e nella preparazione delle congiure? La questione non si presenterebbe neppure se lo stesso Buonarroti non avesse narrato al discepolo Andryane di aver contribuito allora a costituire in tutta Italia piccoli gruppi segreti di patrioti. La notizia è quindi ripetuta dai suoi biografi, ma ci lascia molto perplessi e giustamente è messa in dubbio dal Saitta. s) Per quel che riguarda gli anni 1790, '91 e '92 passati dal Buonarroti in Corsica, non possiamo escludere rapporti con amici toscani, che probabil­mente ritrovò nei suoi soggiorni in patria. Questi peraltro furono brevissimi. Il primo fu forzato e passato in parte in prigione. La popolazione di Bastia infatti il 2 giugno 1791 si era sollevata contro l'applicazione delle nuove norme concernenti il clero e il Buonarroti, preposto a quell'ufficio, fu preso e trascinato
propaganda avviata in Spagna, in Piemonte, in Savoia, in Svizzera (Archivio Vaticano, Firenze 270).
Una recente opera del FELDMANN, Propagande und diplomatie, Ziirich, 1957, citata da J. GODECHOT nella sua storia dell'espansione rivoluzionaria (La grande Nation, cit.), dimostra la falsità di questa notizia, e in particolare del discorso Dnport e dell'esistenza di un comitato di propaganda rivoluzionaria. Non vi furono centri di espansione ideologica organizzata; di questa divennero organi spontanei in Francia i gruppi di esiliati stranieri
e all'estero gli stessi emigrati, i comandi militari, le rappresentanze diplomatiche, di loro
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iniziativa,
I) V. R. DE FELICE, Studi recenti di storia nel triennio rivoluzionario in Italia, in Societàt 1955, n. 3, pp. 498-513, e in seguito: D. CANTIMOIU, Giacobini Italiani, Bari, 1956; J. GOBBO HOT La grande Nation cit., cap. VI e VII; G. VACCARINO, recensione al Godechot, op. cit,, in Rivista storici* italiana, 1957, II; I patrioti anarehistes e Videa dell'unità italiana (1796-99), Torino, 1955 e recensione di C. GwsALBEnTi, in Rassegna storica del Risorgimento, 1956, II; FKUCX BONGIOANNI, Memoires d'un jacobin (1799), Torino, 1958; B. CINGAKI, Giacobini e Sanfedisti in Calabria, Messina, 1957; B. DE FELICE, Ri* cerche storiche sul giacobinismo italiano, in Rassegna Storica del Risorgimento, 1958, I e 1960, I.
x) Filippo Buonarroti cit., voi. I, p. 12, nota 34.