Rassegna storica del Risorgimento

BUONARROTI FILIPPO
anno <1962>   pagina <33>
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Filippo Buonarroti nel Risorgimento italiano 33
a furia di popolo, imbarcato su una nave e sbarcato a Livorno. È noto come l'intervento della famiglia e del ministro francese a Firenze gli valsero la libertà, recuperata il 12 giugno, e anzi il permesso di rimanere in Toscana; una supplica, a dir vero poco nera,1) lo fece credere pentito e ravveduto. Ma egli si affrettò in­vece ad informare il Direttorio dipartimentale corso, trasferito da Bastia a Corte, della sua liberazione, e ne ricevette elogi, assicurazioni, inviti, per cui il 23 luglio riprendeva la sua carica a Corte* s) La sua sosta in Toscana, in stato di libertà forse non vigilata, può dunque essere durato due o tre settimane (non si conosce la data precisa del suo ritorno). Durante questo tempo egli si recò a Firenze a salutare la famiglia e a Livorno rivide l'abate Piombi,8) al quale assicurò di non occuparsi più di politica. Non ne sappiamo altro finora.
Il secondo soggiorno in Toscana, tra il 12 e la fine del mese d'aprile 1792 ci dimostra il Buonarroti impegnato in una rischiosa impresa, che rientra nel quadro dell'azione di propaganda francese e forse di quella militare; impresa che si concluse con una precipitosa fuga. Per la propaganda ci consta l'arrivo al suo indirizzo di Pisa, dove erano tornati la moglie e i figli scampati da Bastia, di pacchi contenenti copie della costituzione francese e altri scritti, nonché l'aver discorso troppo liberamente in qualche caffè. Ma la polizia, che questa volta lo teneva d'occhio, gli contestò altresì il tentativo di reclutare uomini per la Corsica. Non potendo negarlo, egli rispose che volendo trovare qualche giovane di talento per aiutarlo nel suo impiego e capace di coprire al bisogno un posto nelle pubbliche scuole, ne aveva parlato con qualche amico, da cui potevano essere state fatte innocenti ricerche . H che non sarebbe inverosimile, se invece la polizia non avesse trovato in casa sua, durante una perquisizione, lettere ben più compromettenti, che facevano supporre, o dimostravano, la natu­ra militare della missione dell'irriducibile cittadino toscano, in preparazione di uno sbarco francese dalla Corsica. I documenti sequestrati al Buonarroti dovreb­bero essere reperibili, ma il Michel, pur valendosi di ricerche negli archivi di Firenze e di Pisa, accenna soltanto a notizie di relazioni sospette con varie persone, tra cui un cavaliere francese sedicente di SainteCroix, ospite a Firenze della famiglia Montarvi, il quale, subito dopo la perquisizione al Buonarroti, bruciò tutte le sue carte e fuggi oltre il confine. Una lettera del ministro pie-
*) Il testo ne è riportato dal MICHEL, p. cit., Appendice IV. R. Moni, ne II popolo toscano durante la rivoluzione, e l'occupazione francese (Archivio Storico Italiano, 1947, I, 157) scrive in una nota a p. 141: Non maggior numero di proseliti era riuscito a fare, Filippo Buonarroti, il cui atteggiamento servile tenuto nel '91 aveva attirato la generale disistima e cita a questo proposito F. M. GIANNI, Scritti, ediz. Firenze, 1948, II, 91-92.
2) Il 22 giugno era ancora a Pisa, secondo una lettera, che mi fa favorita dal com­pianto prof. Michel. V. Appendice I. Sull'episodio di Bastia v. P. ROIUQUET: Une émeute clericale à Bastia m Juin 1791, in La Revolution Francaise, 1908, pp. 490-04 e GHBISTIAN AMBROSI, Pascal Paoli et la Corse, in Revue oVhistoire moderne contemporuinc, 1955, I, pp. 161-185. Il Paoli presidente del Consiglio Generale nonché comandante della Guardia Nazionale, represse violentemente l'insurrezione, e ordinò che la costituzione civile del clero fosse applicata con rigore.
8) Anche l'abate Piombi subì una perquisizione, e il sequestro di alcune lettere del Buonarroti, oltre che di numeri del Giornale Patriòttico, lì Piombi cercava di barcamenarsi tra le sue amicizie in campo rivoluzionario e il timore di compromottere il suo giornale. (V. lettera di N. M. sui fatti di Bastia, Appendice II).