Rassegna storica del Risorgimento

BUONARROTI FILIPPO
anno <1962>   pagina <34>
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Pia Onnis Rosa
inontese a Roma in data 19 maggio ] 792, riportata da Francesco Olmo1), accenna a un progetto di sbarco francese in Toscana. Nulla trovai nei documenti riguar­danti la Coreica dell*Archivio Nazionale parigino su tale ventilata spedizione, mentre sarebbe più utile la ricerca nell*Archivio della Guerra o degli Affari Esteri (nel 1938, sebbene con molta cortesia, mi furono vietate consultazioni sull'argomento Corsica). Avvertimenti, che mettevano le Corti sull'avviso contro il Buonarroti e il Sainte-Croix, partirono dalla Toscana; così la Segre­teria di Stato pontificia assicurava il Nunzio a Firenze che erano state prese disposizioni nel caso che i due segnalati individui fossero capitati nello Stato Pontificio. Il Buonarroti, infatti, non aspettò le conseguenze della perquisizione subita, cioè l'arresto e il trasferimento nella fortezza di Portoferraio, nonché un'indagine sulle sue relazioni in Toscana, e mentre tali proposte venivano inoltrate al Granduca, allora a Vienna, egli si allontanò per la via di Sarzana e di Genova, dove giunse il 29 aprile, per riguadagnare poi la Corsica. L'episodio meriterebbe di essere chiarito. Esso rivela che il Buonarroti poteva contare in Toscana su complicità politiche; non sappiamo però se a titolo di rapporto perso­nale o con gruppi organizzati e in quale connessione con l'opera del Saintc-Croix. Al principio dell'anno seguente si effettuò la spedizione contro la Sardegna dell'ammiraglio Truguet, della quale il Buonarroti fece parte con vivo entu­siasmo. E all'eloquenza del Toscano si affidarono i parlamentari inviati in un canotto con bandiera bianca nel porto di Cagliari. Ma qualunque persuasivo argomento fu sventato in anticipo da una raffica di mitraglia. E noto l'esito sfortunato dell'intera spedizione, che dovette limitarsi all'occupazione dell'Isola di S. Pietro. Qui il Buonarroti potè avere la gioia di catechizzare il popolo e di organizzarlo secondo le nuove leggi. La mia funzione , ricordava con orgo­glio nella sua difesa, era quella di predicare la dolce dottrina della natura; io vedevo la gente accorrere intorno a me, abbracciarsi fraternamente; ho visto l'amore sui loro visi e la nera vendetta fuggire dai cuori . Cosi trasfigurando la realtà con l'animo commosso ottenne dall'isola il voto di annessione alla Francia col nome di Isola della Libertà, e l'approvazione di una costituzione di cui egli stesso compilò il testo. Questo ci è rimasto sconosciuto, nonostante le diligenti ricerche del Saitta e del Venturi: lo stesso Buonarroti d'altronde lamentò di non poterlo produrre al processo contro gli Eguali avendolo fatto cercare invano tra le carte della Convenzione, cui aveva presentato personal­mente il voto di S, Pietro il 29 aprile 1793. 2)
*) F. OLMO, La Rivoluzioni' Francese nelle reiasioni diplomatiche di un ministro piemontese a Roma, 1792-96", Milano, 1915. Nell'archivio di Stato di Torino (lettere Mi­nistri, Roma, n. 305) si trova questo accenno in una lettera del ministro Priocca, in data 19 maggio 1792: e Dopo una perquisizione in casa di Filippo Buonarroti a Roma (sic), s'erano trovata lettere in coi era un piano concertato col generale Paoli, del quale il Buo­narroti si sapeva essere corrispondente, di fare in un determinato tempo e sito uno sbarco di 4000 francesi in Toscana . Da Roma la Segreteria di Stato, scrivendo al Nunzio in Firenze, parlava già il 1 marzo di voci di un tentativo di sbarchi su alcuni punti della Toscana (Arch. Vaticano, Firenze 242 A).
*) Il Discorso alla Convenzione per presentare il voto di unione alla Francia del­l'isola di S. Pietro, tenuto il 29 aprile 1793, fu pubblicato nel MonUeur Univorsel del 30 aprile, n. 120, e figura nella RéimpressUm de Vancien MonUeur, XVI, p. 256 (citazione dal WEILI,, Ph. Buonarroti, in Rame hislorique, XXVI (1901).