Rassegna storica del Risorgimento
BUONARROTI FILIPPO
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1962
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Pia Onnis Rosa
di libertà e di riforme non solo, ma anche di indipendenza e di unità. Non è questa azione un'iniziativa solitaria, fuori della storia, ma un primo moto concreto e cosciente verso il Risorgimento, suscitato non da motivi retorici e letterari, o da una passiva acquiescenza alle sollecitazioni francesi, ma dalla realtà in atto che impone, di fronte e anche contro la stessa Francia, una soluzione nazionale. Questa realtà ha fatto passare il Buonarroti dall'universalismo ideale di una redenzione generale dei popoli al concetto di un distinto destino italiano. Elementi di questa realtà sono: l'egoismo nazionale prevalso nella politica francese con la prevalenza dei profittatori della rivoluzione, cùpidi di preda e di ricchezza; il contatto coi patrioti italiani, scarso e non determinante durante gli anni passati in Corsica e in Francia, che a Oneglia gli ha fatto sentire il polso, diciamo così, di un organismo di latenti energie, che urge trarre alla luce, dandogli voce e vita nell'incalzare di avvenimenti fatali.
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A un determinato clima storico corrisponde la sensibilità più avvertita, la volontà più decìsa di uomini che meglio lo rappresentano: l'affinità delle manifestazioni è un fenomeno di interdipendenza in cui è spesso vano cercare rapporti di causa e di effetto. L'unitarismo trovava un modello nella Repubblica una e indivisibile, si innestava in Italia ad antiche tradizioni; unitari furono uomini che come il Gioia e il Poggi non ebbero contatti col Buonarroti, e viceversa il regionalismo era ancora tenace, ad esempio, nei suoi amici piemontesi, sia pure per considerazioni di immediata possibilità. Certo il Buonarroti fu sempre fedele anche in seguito al principio dell'unità, e i superstiti giacobini nell'epoca napoleonica e durante la Restaurazione continuarono ad essere anche chiamati unitari .
Cosi il robespierrismo come carattere del giacobinismo italiano, non si può attribuire al Buonarroti, ammiratore del Robespierre, più che a tutto il tono della propaganda francese che appunto divenne intensa durante il periodo in cui la Rivoluzione ébhe come massimo esponente il Robespierre, i cui discorsi venivano diffusi in Italia dagli agenti francesi. Il Buonarroti si connette piuttosto col perdurare del robespierrismo al di là del fallimento delle congiure e della caduta del Tribuno.
Nei discorsi di questo, nelle sue proposte legislative, egli aveva sentito una stretta corrispondenza ai propri ideali morali e civili. Ma anche tutto il grandioso dramma rivoluzionario, che in parte si era svolto sotto i suoi occhi, aveva suscitato la sua ardente partecipazione. A Oneglia egli cercò di ricreare quella temperie morale e i profughi raccolti intorno a lui se ne alimentarono e si segnalarono poi in quel partito che appariva alla Francia di Termidoro e del Direttorio, finito il misticismo rivoluzionario, la coda di Robespierre . Giustamente il Saitta definisce il giacobinismo come il persistere del momento robespierriano della Rivoluzione,2) e gli stessi invasori dovettero assecondare questo spirito procedendo alle costituzioni delle repubbliche italiane.
') J. GODECHOT, Lea Jacobins itallcns et Robespierre, cit., dovo il Buonarroti appare un tramite delle idee robespicrriane in Italia e tali si considerano anche il Ronza, il L'Aurora, il Salvador e il francese Marc Antoinc JuUien, detto JuUien de Paris.
a) Vedi il bel saggio del SAITTA, II robespierrismo di F. Buonarroti e le promesse dell'unità indiana, in Belfagor, 1955, f. 3, pp. 238-270.