Rassegna storica del Risorgimento

BUONARROTI FILIPPO
anno <1962>   pagina <47>
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Filippo Buonarroti nel Risorgimento italiano 47
Inoltre bisogna distinguere i principi ideologici, professati dal Robespierre, ma derivanti al Buonarroti come agli scrittori utopisti *) dalla comune fonte del Rousseau, e la loro traduzione politica, che al Robespierre fu dato di ten­tare fino all'esasperazione del terrorismo, esasperazione giustificata dalla neces? sita di salvezza della rivoluzione contro i nomici interni ed esterni, ohe avreb­bero annientato le sue conquiste civili o reso impossibili i loro sviluppi. Di uno spìrito terrorista abbiamo qualche manifestazione in lettere e anche prescrizioni del Commissario di Oneglia, il quale accettò anche la nomina di accusatore pub­blico nel tribunale rivoluzionario. Questo però fu soppresso non appena istituito, onde non sappiamo come avrebbe esercitato quella funzione. Nei fatti nessun atto terroristico può imputarsi al Buonarroti. La tolleranza religiosa era racco­mandata anche dal governo ed egli a sua volta l'aveva raccomandata anche in Corsica; il gradualismo nelle riforme era scontato, la politica antifeudale in cui si spinse più oltre2) venne frenata ed essa fu la causa diretta dell'arresto che lo colpì nove mesi dopo Termidoro. Non crediamo che l'odiatore dei tiranni concepisse allora hi necessità della dittatura, che propugnò più. tardi.3) Possiamo soltanto notare che anche ad Oneglia, come già in Corsica, egli ebbe campo di sperimen­tare quanto fosse lenta e difficile e spesso deludente la penetrazione nel popolo di idee progressive. Ma in quel momento era ancora vivo in lui il ricordo della maestosa partecipazione del popolo parigino alle giornate più decisive della rivo­luzione, e dei casi successivi non aveva la sufficiente informazione che poi ebbe a Parigi Abbiamo invece documento della convinzione, con cui applicò il culto dell'Ente Supremo, nel discorso d'inaugurazione, che dimostra anche come egli vi portasse gli elementi di tutta la sua educazione spirituale. *)
Quanto all'accento sociale che distingue il giacobinismo italiano esso non si può far risalire al solo Robespierre o alla sua influenza attraverso il Buonar­roti, avendo tutta la Rivoluzione combattuto nel feudalismo l'ingiustizia sociale allora più evidente e in nome del principio di eguaglianza avendo essa fatto risor­gere le vecchie utopie comuniste, già riprese del resto nel movimento intellèt­
ti D. CAOTEKOBX, Utopisti e riformatori italiani (1794-1847), Firenze, 1943; Giacobini italiani, Bari, 1956, voi. I: Compagnoni, Nicio Eritreo, L'Aurora, Bonza, Galdi, Russo.
2) In questa azione antifeudale di Buonarroti non risparmiò neppure la propria sorella Teresa, divenuta marchesa Daria di Dolceacqua. V. GEROLAMO Bossi, Storia del Marchesato di Dohear.qiia e dei comuni di vai di Nenia, Bordighera, 1903. Sembra un po' forte, trattandosi della sorella e del cognato, che il Commissario sì esprimesse in modo cosi freddo e minaccioso negli órdini al proprio Agente (P. ONNIS, F. B.... a Oneglia, cit., pp. 13-14).
8) Sempre però di carattere collegiale e non personale. Unica eccezione quando scrisse nel 1828 la Conspiration dea Egaux egli faceva per un uomo che avesse avuto le qualità del Robespierre (ediz. 1957,1, p. 114). V. anche nel rapporto al Turrcau, in App. V, le ragioni della sua proposta di sopprimere la carica di Commissario Nazionale.
*) H SAETTA (p. cit., voi I, p. 452) pubblica il testo francese di questo discorso, redatto anche in italiano nello stesso opuscolo di 7 pagine a due colonne; ne esistono due copie a Genova, Arcli. di Stato* Collegi diversorum, 2, f. 385 e 3, 386. Non potendo inclu­derlo nel ristretto spazio di un articolo di rivista come gli altri documenti di Oneglia qui aggiunti nell'Appendice, mi limftni a darne per allora la descrizione (F. B, Commis­sario, -rit.* p. 8 dell'estratto, nota). 11 suo contenuto dovrebbe però essere confrontato con gli altri discorsi ufficiali di celebrazione del nuovo ealto, per rilevare gli spunti ori­ginali*