Rassegna storica del Risorgimento
"PRO PATRIA"
anno
<
1919
>
pagina
<
33
>
La Società Pro Patria e il suo tempo 33
dall'avello per assistere con gioia a questo nuovo spettacolo, a questa prova di amore dei loro discendenti! .
Tutto l'andamento della sessione, che si protrasse per più di tre ore, fu improntato a tanta solennità, che lasciò nei convenuti e negli ospiti adriatici la maggiore impressione. La presenza di questi ultimi aveva dato naturalmente risalto alla cerimonia e le aveva accresciuto maestà: i fratelli avevano finalmente ritrovato i fratelli, i quali si miravano in atto di compiacenza piena di commozione, colla visibile soddisfazione di chi sapeva di avere trovato finalmente un appoggio, una, reciproca forza nei comuni bisogni.
Con queste ispirate parole, Felice Venezian interpretava il comune sentimento :
In nome dei miei comprovinciali qui convenuti - commossi per le affettuose vostre accoglienze - io vi reco, o signori, il migliore saiuto della Venezia Giulia. E voi che avete l'animo gentile e l'intelletto pronto, leggete in esso l'evocazione, che a stento io reprimo, dei tanti ricordi di comune istoria, delle lotte contro ogni maniera di avversità d'uomini è di fato che noi sosteniamo, delle poche gioie e dei grandi dolóri che accomunano la nostra causa, che giustificano le nostre aspirazioni, che affratellano gli animi nostri."
. Insieme al saluto noi vi rechiamo ancora l'espressione della più sentita, della più alta gratitudine dei nostri conterranei per il beneficio che ci avete fatto consegnando in nostre mani una potentissima arma di difesa.
Tarda forse giunge a voi la notizia delle nostre condizioni, troppo tarda perchè possiate apprezzare l'immensa riconoscenza che noi vi dobbiamo. Corrono tristi le sorti della civiltà sulle sponde dell'Adria. Oenti per schiatta ed origini diverse ivi sor venute, tentano di ottenebrare su quelle terre le sorti della nostra nazione. Potenti influenze a noi estranee, e ragioni numerose di affinità con altri popoli d'olir'Alpe, danno a quelle genti disperse fra noi quella forza che loro non possono concedere civiltà e coltura. E contro tali avversari noi fummo fino ad ora a combattere da soli: strenuamente, ma da soli. Oggi non più! Che al grido di allarme venuto dalle rive del nostro mare, rispose un'eco soccorrevole dalle vostre montagne. Sian grazia dunque a voi che ci avete offerto la possibilità di vincere con voi la causa della nostra lingua e della gloriosa nostra civiltà! *.
Gli avi nostri designavano col fascio dei littori la possanza dell'impero. Non degeneri nepoti, facciamo nostro l'antico simbolo: Stringiamo in un fascio tutte le nostre attività; ed avrà questo fascio possanza di impedire che mai si cancelli l'orma immortale e gloriosa che sulle nostre terre stampò l'imperio di Roma !
3.