Rassegna storica del Risorgimento

BUONARROTI FILIPPO
anno <1962>   pagina <48>
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Pia Ormili Rosa
tuale che la precedette. Così da più parti si ebbero progetti di distribuzione e perequazione dei beni, primo fra tutti la terra, fino al decreto del Robespierre che assegnava agli indigenti le terre dei sospetti, agli articoli della costituzione del '93 che stabilivano l'educazione comune, l'abolizione della domesticità, il soccorso pubblico ai poveri. U Buonarroti, che in Corsica aveva ammirato la moltitudine e la quasi eguaglianza delle proprietà fondiarie , auspicando una nuova ripartizione delle estese terre comunali,1) ribatte a Oneglia nei suoi proclami l'accusa alla società dove un piccolo numero di uomini si è impa­dronito dei beni e del potere, invita i contadini di Balestrino a tornare sulle terre che furono usurpate ai loro padri. Negli scrittori teorici italiani, illustrati dal Canti mori, non manca l'eco di queste diffuse idee, non imputabile al Buo­narroti. Anche qui però l'azione del Robespierre parve avvicinare alla realtà simili aspirazioni, per cui ciascuno poteva auspicare l'avverarsi dei propri sogni o la soddisfazione di immediate esigenze ambientali, come appare più o meno concretamente anche nei programmi e nelle proposte di nostri giacobini. Si è osservato dagli studiosi che tali aspirazioni riflettono desideri e timori della piccola borghesia, minacciata sia dalla concentrazione in troppo grandi proprietà dei beni sequestrati ai nobili, sia da possibili rivendicazioni proletarie, e la stessa interpretazione è stata applicata alla politica del Robespierre, pur compren­dendovi il pubblico soccorso ai più poveri. Questa sollecitudine umanitaria, come nota giustamente il Godechot,2) è viva spontaneamente nel Buonarroti, che perciò applica con convinzione la tassa sui ricchi e le provvidenze in favore degli indigenti. Allo stesso modo egli è felice di poter escogitare e applicare un piano d'istruzione gratuita popolare, laica e democratica. Ma la sua adesione non si estende allora ai provvedimenti economici del Terrore, mantenuti in vigore sotto il governo di Termidoro come già più volte ho avuto occasione di dimostrare 8) e quindi tanto meno in questo senso un robespierrismo , volendo anche attribuire quei provvedimenti all'iniziativa del Robespierre, potrebbe essere stato trasmesso dal Buonarroti ai giacobini italiani che gli furono vicini in quell'epoca. Soltanto il decreto che prometteva agli indigenti i beni dei sospetti può aver allora suscitato l'entusiasmo del Commissario di Oneglia, che forse ne trasse il coraggio per destinare al popolo le terre del feudo di Balestrino, quando ormai Robespierre era caduto ed egli non si rendeva conto che la politica sociale della Francia faceva macchina indietro. D'altra parte egli protesse gli acquirenti dei beni nazionali, che avevano dimostrato fiducia nella Rivoluzione. 4* E se di sua iniziativa, dopo ripetute proteste, abolì il maxi"
J> A. GALANTE GAI BONE, Buonarroti a Babcuf, cit,, pp. 52-58,
2) Il GODECUOT (Lcs Jacobins italiens et Robespierre, cit.) precisa egregiamente quali potevano essere le convinzioni del Buonarroti al tempo di Oneglia (pp. 68-69).
3) F, B, commissario a Oneglia, cit, e Ancora su F. B, in Nuova Rivista storica, 1955, f. 3, pp. 504-506. Non sono quindi d'accordo col Snittu e col Godechot che considerano il Buonarroti come un diligente e convinto esecutore di quei provvedimenti.
Il LEUNINC (Buonarroti ideas on communisnv and dictatorship, cit., p. 275), paro dubi­tare che le proteste del Buonarroti si riferissero soltanto agli abusi militari, ma le requi­sizioni e i calmieri non erano abusi. Urano però, è vero, misure di guerra, e come tali dove averle viste allora il Buonarroti. V. anche il rapporto in Appendice, V.
4) Caso degli acquirenti fratelli-Bottino, in F. B. a Oneglia, cit., p. 38. Il Commissario raccomandava però agli agenti di limitare al possibile il permesso di portare armi agli abitanti più ricchi e più influenti ,