Rassegna storica del Risorgimento

BUONARROTI FILIPPO
anno <1962>   pagina <50>
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Pia Onnis Rosa
trovato tra le carte dei congiurati, sarebbe spettato sopprimere i generali traditori dell'Armata d'Italia , e sul generale D'Augerau, sempre favorevole ai disegni italiani. E da credere che a parte di quei progetti, a differenza degli altri patrioti italiani che ne rimasero all'oscuro, fosse il Cerise, assai vicino al Buonarroti e ai congiurati.l)
Non vi sarebbe dunque contraddizione tra l'appartenenza del Buonarroti al Comitato segreto degli Eguali e i suoi preparativi per recarsi in Italia. Passato, come vedemmo, un mese dall'ultimo incontro col Delacroix, ricevuto il 4 fiorile il passaporto e le credenziali per il Cacault, egli riuscì a trovare una carrozza solo per il 14. Il 13 (2 maggio) consegnò le valigie al vetturale e accettò missive dagli amici italiani. Ma la sera stessa fece ritirare il bagaglio disdicendo l'impegno, perchè all'ultimo momento venne avvertito che un mandato d'arresto pendeva su di Ini dal tempo della chiusura del Pantheon, imposta dal governo il 9 ventoso ed eseguita, com'è noto, dal generale Bonaparte. Questa fu almeno la ragione ohe il Buonarroti diede ai giudici di Venderne della sua mancata partenza, volendo dimostrare che né lui né i suoi amici intendevano dare esecuzione a un moto a Parigi. Ma i giudici, avendo in mano scritti di propaganda, manifesti, futuri decreti, Uste di uomini da adoperare per l'insurrezione, stesi dal Buonar­roti in collaborazione col Babeuf e con febbrile attività, non gli credettero. Anche il Godechot ritiene che il Buonarroti volesse veramente partire, ma della mancata partenza dà un altro pur plausibile motivo. 2) Proprio quel giorno 13, ricevuta la lettera del Cacault col suo parere violentemente avverso all'invio in Italia dell'ex Commissario di Oneglia, il Direttorio decise in senso contrario alla missione, lasciandolo tuttavia partire: era buona regola allontanare i citta­dini incomodi; fors'anche il direttore Bai ras, in segreti approcci coi congiurati, voleva salvarlo dalle imminenti persecuzioni. Questo motivo pare anzi il più convincente: senza la veste di una missione ufficiale, il Buonarroti sarebbe rimasto privo di mezzi materiali (salvo il denaro elargitogli per il viaggio) e soprattutto senza un prestigio che rendesse efficace la sua azione presso le auto­rità militari (ammésso che fosse fallito o rimandato il colpo di Stato nella capi­tale). La decisione poi del governo doveva deluderlo affatto sulle sue intenzioni, anche se ignorava ancora che P8 fiorile (21 aprile), dopo la fulminea campagna, il Bonaparte aveva iniziato le deprecate trattative di pace col re di Sardegna e che il Saliceti, si era messo ormai d'accordo col generalissimo traditore .3) Rovesciare il Direttorio era dunque ormai l'unico modo di giovare anche all'Italia. Bisogna però supporre che il Buonarroti abbia conosciuto la decisione del governo quello stesso giorno 13. )
*) Sai Cerise, che poi partecipò alla cospirazione piemontese del '98, v. J. GODECHOT, Le babouvisme et Punite ìtulienne cit. e Les travaux recente sur Babeuf et le babouvisme, est., p, 385, dove è citato R. NOUAT, Un giacobino piemontese, in Itinerari, ottobre 1956, avvertendo però che onesto studio sul Cerise non illumina la porte avuta da costui nella congiura degli Eguali.
2) Le babouvisme ecc., cit.
3) Tedi sulla condotta del Bonaparte e del Saliceti nei confronti del Direttorio e degli Italiani l'ampia documentazione data da J. GODECHOT in Les Commissaires mix armées, cit. In particolare sul Saliceti e 1 patrioti italiani v. voi. I, pp. 254 e sgg.
*) Il Saitta sostiene che la missione gli fu conservata, sia pure unicamente per allon­tanare il Buonarroti dalla Francia. Ma Io stesso autore pubblica una lettera del sneces-