Rassegna storica del Risorgimento

BUONARROTI FILIPPO
anno <1962>   pagina <52>
immagine non disponibile

52
Pia Onnis Rosa
pare ancora difficile da ammettere, e le dotte disquisizioni filosofiche, storiche, filologiche su questo argomento, pur sottoponendo a un vaglio minuzioso la tradizione, sembrano piuttosto convalidarla che contraddirla. *) La celebre cospirazione, sia pure ravvivata nella memoria dei posteri e forse arricchita nella sua ideologia dal racconto che ne fece trent'anni dopo il Buonarroti, tra­sferisce per prima il comunismo dalla letteratura alla storia, come l'azione dei patrioti giacobini tra il 1794 e il 1796 trasferisce dalla letteratura alla storia il Risorgimento italiano.
Al processo di Vendome l'accusatore, rispondendo all'autodifesa del Buo­narroti gli ricordava aver egli confessato in un interrogatorio, che lo aveva trattenuto a Parigi un uomo ardente di patriottismo, il quale gli disse che sarebbe stata viltà partire nel momento in cui il popolo voleva far riconoscere i suoi diritti. Ah, Buonarroti, proseguiva severamente, non sarebbe questa la vera spiegazione del prolungamento del vostro soggiorno, nonostante i vostri passa­porti, le vostre credenziali? .
Spesso le nostre azioni sembrano determinate da piccoli fatti casuali, mentre rispondono a motivi profondi. Quell'uomo incontrato era il più vero se stesso. La mancata partenza appare dovuta a ostacoli presentatisi all'ultimo momento timore di un arresto, rifiuto di una carica ufficiale ma corrisponde al ritmo veloce preso ormai dai preparativi della congiura, alla collaborazione diventata intima e continua col Babeuf, al verosimile desiderio di non allontanarsi dal centro dell'azione, alla preminenza infine nello spirito del Buonarroti di quegli ideali umani e sociali che lo avevano fatto aderire alla rivoluzione, e che avevano preso forma nella dottrina e nel programma degli Eguali. Essi potevano avve­rarsi soltanto nella Francia tornata sulle vie aperte dal Robespierre e dalla costituzione repubblicana e dalla Francia irradiarsi agli altri popoli. Cosi anche la redenzione dell'Italia dipendeva dalla riuscita della cospirazione. Così il Buonarroti, lavorando per quest'ultima, poteva dire più tardi all'Andryane: C'était pour l'Italie que je travaillais. Ma non soltanto per la sua indipendenza e unità, bensì per il trionfo in essa di quelle istituzioni che avrebbero attuato la vera felicità del suo popolo.
* *
Gli studi del Cantimori, del Saitta, del Yaccarino, dimostrano abbastanza che l'influenza del Buonarroti sul giacobinismo italiano non arrivò, né allora né dopo, a farvi penetrare tendenze comuniste. I moti popolari che si produssero in Italia durante il periodo rivoluzionario furono l'effetto delle delusioni del popolo in confronto alle speranze suscitate da coloro che se ne erano poi rivelati profittatori e che pure furono odiati sotto il nome generico di giacobini ; oppure vennero stimolati da forze di reazione o da cause locali di malcontento. ')
l) V. p. 23 e nota 4 a p. 24.
s) Il campo dei riflessi economici della Rivoluzione in Italia presenta ancora molta materia di studio. Vedi G. CANDELORO, Storia dell'Italia moderna. Le origini del Risorgi mento, Milano, 1956; J. GQDECIIOT, La grande Nailon, cit. R. ROMBO, Risorgimento e Capitalismo, Bari, 1959; C. GuisALBERTI, Le costitiuioni giacobine, 1796-1799, Milano, 1957; P. GUICHONNBT, recensione sull'opera del Candeloro cit., in Revue historique, 1960, laguo-sett., p. 183, con indicazioni di metodo su tale campo di studi. Tra le ricerche particolari, vedi E. GIUNTELLA, Le classi sociali netta Roma giacobina, in Rassegna storica del Risorgimento, 1951, pp. 3-40; F. CATALANO, Patrioti e giacobini a Pisa e a Bologna