Rassegna storica del Risorgimento
BUONARROTI FILIPPO
anno
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1962
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pagina
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53
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Filippo Buonarroti nel Risorgimento italiano 50
Le espressioni rivoluzionarie di un Ranza, di un L'Aurora, di un Azari, si possono ricondurre a quel xobespierrismo di cui si è prima parlato e che mirava ad una maggiore perequazione delle fortune e delle condizioni senza arrivare a rivendicazioni veramente popolari.1) II pensiero sociale degli utopisti italiani, nei loro scritti teorici, può riportarsi alle antiche utopie, rinfrescate dalla letteratura settecentesca, ma non al programma balmvista. Ciò non toglie che il patriottismo italiano abbia compreso allora nell'idea di rivoluzione politica una esigenza di riforma strutturale di tutta la società, che se per i moderati si limitò ad un progresso sulla lìnea delle vecchie riforme, per i giacobini, detti per questo anarchici , fu un'ansia di giustizia a fondamento egualitario che li oppose a vecchi e nuovi privilegi. In questo senso il Buonarroti fu per molti di essi un esempio e un maestro. Gol Godechot diremo che quella disposizione contraddistinse il patriottismo più sincero,2) e col Saitta che nella sua aurora il Risorgimento italiano conobbe una vastità e complessità di problematica, un affiato di rigenerazione quale successivamente stentò a ritrovare .s)
La collusione col superstite estremismo francese e con le sue speranze, riaccese invano dall'effimero risveglio giacobino del 1799, si determinò come naturale incontro politico, e illustrata particolarmente dal Godechot, dal Peroni, dal Saitta, dal Vaccarino, è ormai presente a tutti gli studiosi di questo periodo, nel quale le rivendicazioni nazionali si appoggiarono ancora a movimenti di cultura e di azione politica di carattere internazionale. Democratici francesi ed ex congiurati col Babeuf quindi anche già in contatto col Buonarroti, diedero voce nelle petizioni, nella Camera francese, nella stampa al deluso patriottismo italiano;4) tali accostamenti non furono estranei al formarsi della' prima società segreta dei Raggi e continuarono nelle intese democratiche che ebbero come centro di diffusione le regioni meridionali francesi tra il Rodano e le Alpi. 5>
nel 1802-03, in Belfagor, loglio 1954, e Aspetti della vita economica e sociale lombarda nel '700, in Nuova Rivista storica, 1954,1.; U. MARCELLI, La crisi economica e sociale a Bologna e le prime vendite dei beni ecclesiastici (17971800), in Atti e Memorie della Deputazione di Storia Patria per le provinole di Romagna, 1953-54, e recensione di J. GODECHOT, in Annales historiques de la Revolution Frangaise, 1960, f. 3; dello stesso GODECHOT, The business classes and the revolution outsidc Franco, in American HistoricalRevìew, octobcr 1958 e Démo-graphie et economie dans les origines du Risorgimento, in Atti del XXXIV Congresso di storia del Risorgimento italiano (Venezia 20-23 ottobre 1955), Roma, 1958, pp. 198-205; R. DE FELICE, La vendita dei beni nazionali nella Repubblica romana del 1798-99, Roma, 1960.
i) Sai limili dei programmi e dell'ideologia dei giacobini italiani v. Fa. VENTURI, La circolazione delle idee, in Rassegna storica del Risorgimento, 1954, II-III, pp. 203-222 e le recensioni ai Giacobini Italiani del Cantimori di G. SPINI, cit. e di F. CATALANO, in Nuova Rivista Storica, 1956, maggio-agosto.
2) La grande Nailon, cit., p. 277 e sgg.
s) H robeapierrismo di F. B. cit., p. 14.
*) Cosi Felix Le Pelletier, Sylvain Maréchal, Jullien de Paris, Briot de Doubs, Anto-nelle, Amar: v. J. GODECHOT, Le babouvisme, cit., Les Jacobins Italiens cit., Les travaux récents, cit., con particolareggiate notizie su Jullien de Paris; Vexpansìon francaise et la créaùon de la presse politique, di.'. La grande Naiion, cit., cap. VI e Vii; R. SORIGA, L'idea nazionale, cit. B. PERONI, Le cri de Vlialia, cit.
s) À, SAITTA, F. Buonarroti, cit., voi. I, cap. I e II; J. GODECHOT, La grande Nation, cit.; G. VACCAMNO, / patrioti anarchisles e F. BONGIOANNI, Memorie, cit., con interessanti notizie sul gruppo giacobino diretto dall'ex convenzionale e babuvista Amar presso Grenoble. V, la recensione di C. Ghisolberti, in questa Rassegna, 1956, H, p. 346.