Rassegna storica del Risorgimento

DEGLI AZZI GIUSTINIANO
anno <1962>   pagina <110>
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110 Libri e periodici
Con codesto auspicio conclude l'Annoni la sua non lieve fatica* che rivela alcune imprecisioni qua e là, da me di volta in volta fatte presenti per dovere di obiettività, impu­tabili forse alla complessità del tema trattato, ma che, comunque, porta, indiscutibilmente, alla nostra storiografia settecentesca (e perciò meritava di essere segnalata ai noBtri let­tori) un efficace e soddisfacente contributo. MARINO GRAVEGNÀ
GERARD WALTER, Robespierre, 2 voli.; Parigi, Gallimard, 1961, in 8, pp. 483 e S58.
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La figura di Robespierre e la connessa opera politica del gruppo di rivoluzionari che col Terrore ebbero in pugno la Francia in uno dei periodi più gravi e più drammatici della sua storia nazionale non cesseranno mai di interessare gli storici e di appassionare l'uma­nità. Alla base di un giudizio sull'una e sull'altra, quale che questo giudizio debba essere, sta una scelta fondamentale, che attinge le radici più profonde dell'orientamento mentale, delle inclinazioni politiche, della concezione della vita privata e pubblica. Perciò la storio­grafia e la letteratura sulla Rivoluzione francese hanno sempre avuto 1 carattere di un grande dibattito, e le tesi più diverse e contrastanti si sono divise il campo. Senza qui neppure tentare un cenno di storia della storiografia sulla Rivoluzione francese, su Robe­spierre, sul Terrore, basterà ricordare come dalla grande diatriba, praticamente senza via d'uscita finché si resta sul piano delle simpatie e delle antipatie, delle inclinazioni o delle idiosincrasie, si sia usciti soltanto quando, con la scuola di Albert Mathiez, sulla scia di alcune premesse indispensabili poste da Jean Jaurès con la sua Storia socialista della Rivoluzione francese, si è guardato, al di sotto dei puri accadimenti politici, alle spinte sociali da cui nacque e trasse alimento la Rivoluzione e al regime economico instaurato dai rivoluzionari, dal quale scaturiva quel sistema della dittatura rivoluzionaria che è passato alla storia col nome di Terrore. Da allora, abbandonati il tono e l'impostazione della requisitoria, difensiva o di accusa che fosse, la valutazione storica della figura di Robespierre e dell'opera del Terrore ha approdato a risultati più sicuri: stabilito che il Terrore non coincise con una dittatura personale di Robespierre ma con quella collettiva del Comitato di Salute Pubblica; che le stragi dovute al Terrore non possono essere consi­derate avulse da ogni concreto riferimento alla situazione storica ma devono essere rap­portate al funzionamento del vecchio regime che aveva tenuto in luride carceri quattro-centomila prigionieri e alle successive feroci repressioni della reazione termidoriana (per non andare fino a quelle esecuzioni sommarie dopo la Commune parigina del 1871 in cui, sotto la direzione del Thiers che doveva essere uno dei più duri accusatori del Terrore, furono mandate a morte in una sola settimana e nella sola capitale trentamila persone); che le leggi del pratile, con le quali tutti i processi furono concentrati a Parigi, parvero aumentare ma in realtà fecero grandemente diminuire il Terrore, fino allora esercitatosi soprattutto nelle province, e al contempo diedero al governo qualche possibilità di con­trollare i processi: stabiliti questi e altri punti fondamentali per una obbiettiva valutazione del Terrore, si è soprattutto chiarita la dinamica che necessariamente portava da certe premesse rivoluzionarie poste nel 1789 (sulla cui ineluttabilità nessuno ha mai sollevato obbiezioni, neppure quegli autori, da Benjamin Constant e Michelet a Anlard, che hanno considerato il Terrore come una deviazione aberrante dal corso della Rivoluzione) ai suoi estremi sviluppi.
Direi tuttavia che l'opera, pur fondamentale, dedicata da Gerard Walter a Robe­spierre einda tutta questa problematica. Frutto di un venticinquennio di lavoro, nel corso del quale l'autore ha dato alla luce numerosissime opere dedicate a figure e aspetti della Rivoluzione francese, questa voluminosa monografia non presta eccessiva attenzione né al rapporto tra Robespierre e l'azione collettiva del Comitato di Salute Pubblica nò tanto meno al rapporto tra le premesse e gli sbocchi dell'opera rivoluzionaria. Lo scopo princi­pale dell'autore sembra essere piuttosto quello di stabilire sulla figura di Robespierre, attraverso un'attenta disamina di tutto il materiale disponibile, la verità filologicamente