Rassegna storica del Risorgimento

DEGLI AZZI GIUSTINIANO
anno <1962>   pagina <111>
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Libri e periodici 111
accertabile, senza pretendere di impancarsi a giudice, e semmai con una indagine che correttamente proceda dall'interno e all'interno stesso della dialettica storica della Rivoluzione.
In questo compito Gerard Walter è riuscito mirabilmente. A più riprese egli av­verte il lettore che non si è proposto di tracciare una storia della Rivoluzione francese, ma soltanto un ritratto, una biografia e una valutazione dell'opera di Robespierre (i due volumi sono infatti rispettivamente dedicati alla vita e all'opera; ma il secondo, come diremo, contiene ricche e importanti appendici). E tuttavia il problema di assolvere a questo secondo compito senza in qualche modo affrontare anche il primo non era di facile soluzione, a meno di non creare dei vuoti: Gerard Walter ha saputo trovare in questo senso la via giusta, e, mentre i vuoti non ci sono, l'opera non ha nemmeno subito quella inflazione che ne sarebbe inevitabilmente derivata dalla pretesa di calare il minuzioso lavoro di indagine filologica relativo alla figura di Robespierre in una esposizione continua e completa delle vicende rivoluzionarie.
Certo, il problema delle responsabilità rivoluzionarie dell'Incorruttibile (a cui è intitolato uno dei capitoli del primo volume) circola per tutte le pagine dell'opera. Esso è obbiettivamente risolto dall'autore con la considerazione che perseguendo i suoi avver­sari politici in concomitanza con i nodi più drammatici del processo rivoluzionario dei quali seppe approfittare con tempestività (tipico il caso di Brissot prima, quello di Danton poi), Robespierre non esercitava vendette personali, ma soddisfaceva l'esigenza di servire gli interessi pubblici, COBI come essi gli apparivano, affidati alla più stringente logica rivolu­zionaria.
Il limite dell'opera di Gerard Walter ci sembra risiedere nel non aver seguito la trac­cia segnata dal Mathiez e dalla sua scuola, traccia che crediamo inevitabile, come abbiamo già accennato! per uscire alla luce piena della storiografia: la vita e l'attività di Robespierre sono viste e valutate infatti soltanto sul metro delle vicende puramente politiche, senza alcuna attenzione al sostrato economico e sociale che spiega alcuni dei fenomeni più im­portanti e delle svolte più clamorose della Rivoluzione francese, dalla convocazione degli Stati Generali alla caduta dei Girondini, dalla dittatura del Terrore alla fine dei Giacobini.
Ma, entro tali limiti, quanto equilibrio e quanta finezza nelle pagine del Walter, il cui Robespierre, spogliato da ogni contorno mitico in senso esaltatorio come in senso deni­gratorio, appare soprattutto ispirato dalla preoccupazione di disciplinare un movimento scatenato da altri (ed è qui uno dei più importanti e sicuri risultati cui hanno condotto le indagini della scuola del Mathiez sull'azione politica dei Girondini e sull'impasse in cui il loro fatuo moderatismo cacciò la nazione), di togliergli il suo originario carattere caotico, e, per mezzo di una tattica ferma e intelligente, ottenere che il sacrificio fornito porti i suoi frutti, assicurando così il rendimento completo di un terreno seminato da mani diverse dalle sue . E sempre è presente all'autore la fatale spinta che trascina ineluttabilmente, nel corso della rivoluzione, così i Giacobini come i loro avversari e i loro nemici, determi­nando la radicalizzazione della lotta, che è alla base del Terrore.
Da segnalare le ricche appendici del secondo volume. La prima contiene 132 pagine di repertorio analitico dei discorsi che Robespierre tenne dal 1789 alla morte nel 1794; la seconda, intitolata Robespierre davanti agli uomini , si divide a sua volta in due parti: i giudizi di Robespierre sulla maggior parte degli uomini con cui ebbe a che fare nel corso della sua attività politica, e il giudizio espresso su Robespierre dagli storici, dai letterati, dagli nomini politici che particolarmente fermarono la loro attenzione sulla sua figura. Quest'ultima parte si conclude con un capitoletto in cui si esamina l'atteggia­mento della IV Repubblica nei confronti di Robespierre: malinconico bilancio, che in occasione del bicentenario della sua nascita registrò il fallimento di tutte le iniziative ten­tate in Erancia per onorare la figura del grande rivoluzionario e che ha visto l'omaggio scientificamente migliore come Gerard Walter obbiettivamente riconosce < dovuto a uno studioso della Repubblica democràtica tedesca, Walter Markov, editore di una voluminosa miscellanea cui hanno collaborato una ventina di storici francesi, tedeschi,