Rassegna storica del Risorgimento
DEGLI AZZI GIUSTINIANO
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1962
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pagina
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114
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114 Libri e periodici
tutta particolare a Cavour e al suo atteggiamento noi confronti della chiesa cattolica. Essi espressero la propria meravìglia che un uomo di stato con uno sguardo cosi acuto, attento alla realtà, abbia potuto sperare di convertire il papato all'idea di uno stato moderno. L'idea di una libera chiesa in un libero stato fu considerata utopistica da tutti i collaboratori di quel periodico (69).
La rivista di tendenze liberali, Die Grenzboten, fondata a Lipsia nel 1842, da un gruppo d'amicò, fra i quali lo scrittore Gustav Freytag, aveva annunciato questo programma: unione della Germania sotto la direzione della Prussia con esclusione dell'Austria e istituzioni liberali (75). Fra i suoi collaboratori, come osserva il Nostro, assunse subito una parte preminente Heinz Holldack che, in un articolo Problemi del Risorgimento , indicò 1 Italia come un esempio in cui si attuò interamente la collaborazione fra liberalismo e nazionalismo. Una parte dei liberali tedeschi infatti sosteneva allora l'opinione che le due tendenze si escludessero vicendevolmente. In generale questo periodico mostrò fin da principio una particolare simpatia per i più importanti uomini politici italiani del tempo: d'Azeglio, Cavour, Rattazzi e specialmente il re e Garibaldi. Invece i giudizi su Napoleone m si differenziano da quelli espressi negli Annali prussiani. L'imperatore dei francesi è considerato come il precorritore di una lotta contro la supremazia russa ed è giudicato l'unico uomo politico europeo capace di far fronte in Italia alla supremazia austriaca. Gustav Freytag stesso, occupandosi dell'argomento, scrisse testualmente: In questo momento, noi, in Germania, non abbiamo nuli'altro da augurare all'imperatore dei francesi se non di avere successo nelle sue imprese (84) . Come è noto gli Annali prussiani vedevano invece in Napoleone soltanto un pericolo per la pace dell'Europa.
Occupandosi del problema italiano, il Freytag scriveva: L'Austria dovrebbe rinunciare all'Italia, in compenso occupare la Bosnia e concedere una costituzione , ed esprimeva l'opinione che l'atteggiamento anti-austriaco degli italiani fosse completamente comprensibile. Nel 1859 il pensiero dei Grenzboten si poteva cosi riassumere: La volontà generale della nazione italiana non contrasta affatto gli interessi dell'Europa. Per una unificazione di tutta l'Italia, tuttavia, sia in forma monarchica, sia in forma repubblicana, i tempi non sono ancora sufficientemente maturi e il Piemonte è ancora troppo debole (90) .
Soltanto due anni dopo invece l'autorevole rivista, pur senza incoraggiare le pretese italiane sulla Venezia, esprimeva hi speranza che il nuovo regno venisse presto ufficiai" mente riconosciuto. Quanto al problema di Roma capitale, i Grenzboten pensavano che non si trattasse tanto di decidere se la Chiesa doveva rinunciare o no alla-signoria sulle proprie Provincie, ma di stabilire piuttosto come questo fatto avrebbe dovuto accadere, senza provocare uno scandalo ed una scossa troppo profonda del giovane stato (110). L'atteggiamento di questo periodico risulta in generale contrario al Vaticano e, nel mese di ottobre del 1870, i suoi collaboratori non mancano di esprimere soddisfazione perla fine del patrimonio di San Pietro, sebbene considerino l'innalzamento di Roma alla dignità di capitale del regno d'Italia come un grave errore politico. La Roma cristiana avrebbe dovuto infatti mantenere sempre un carattere internazionale ed anti-nazionale e non diventare la capitale di uno stato nazionale. Un altro collaboratore dei Grenzboten, "W. Leasing, nel 1865, esprimeva il pensiero che la creazione del regno d'Italia fosse un fatto preparato da molto tempo negli spiriti della nazione. Egli considerava il genio del popolo italiano come il vero eroe del movimento unificatore, così che la stessa personalità di Cavour non esercitò sugli autori di quella rassegna la stessa impressione che essa aveva esercitato su quelli degli Annali prussiani (115).
Passando quindi il Portner a considerare l'atteggiamento assunto dalla Società nazionale tedesca (der deutsche Nationalverein) di fronte al problema italiano, egli chiarisce anzitutto il significato che prese in quella -associazione la centralizzazione del liberalismo: la società era stata fondata a Francoforte sul Meno nel 1859 da costituzionali e democratici con questo programma: un popolo come il tedesco può risorgere soltanto dal proprio spirito. Bisogna riguadagnare a sé l'opinione pubblica dell'Europa, e l'esempio italiano mostra quali valori possano avere per un popolo le simpatie straniere. Agli occhi della