Rassegna storica del Risorgimento

DEGLI AZZI GIUSTINIANO
anno <1962>   pagina <116>
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116 Libri e periodici
tedeschi il desiderio dì una gronde impresa, che avrebbe dovuto innalzare nuovamente gli stati della Germania fino a diventare un fattore politico importante in Europa.
Perciò alla domanda, se le idee italiane abbiano infinito anche successivamente sulle teorie del liberalismo tedesco, la risposta è, a parere del Nostro, negativa. L'influenza italiana non può essere paragonata a quella francese o a quella inglese. Ma negli anni 1859-1860 l'Italia rimase il modello dell'ora, quando anche i tedeschi avrebbero dovuto applau­dire ad una grande impresa politica in Germania. I desideri e le mete degli anni 1859, 1866 e 1870 furono diversamente giudicati. Con il passaggio dei liberali tedeschi verso Bismarck, si è creduto di poter conciliare la potenza con lo spirito e non di dover sempre guardare verso un paese, dove la volontà popolare aveva conseguito la vittoria dell'idea di stato moderno e dove si era realizzato nello stesso tempo il sogno nazionale e quello
Hberale- ANCELO Frxmrazi
La erisi deWTmpero austriaco dopo Vittufranca, a cura del Comitato di Trieste e Gorizia, dell'Istituto per la storia del Risorgimento italiano; Trieste, Mouciatti, [1960], in 8, pp. 365, S. p.
Quale contributo alla celebrazione del centenario dell'Unità d'Italia, il Comitato triestino dell'Istituto per la storia del Risorgimento, già benemerito per l'organizzazione di vari convegni, ha pubblicato ora questo ricco volume contenente una ventina di saggi d'Autori diversi e di varia lunghezza sulla crisi dell'Impero austriaco nel triennio 1859 1861. Tale argomento, cosi bene illuminato sotto l'aspetto diplomatico da Wilhelm Deutsch nel suo volume su Il tramonto della potenza asburgica in Italia (ora tradotto in ita­liano e pubblicato da Vallecchi), viene qui sviscerato sotto l'aspetto diplomatico, costitu­zionale ed economico, mentre particolare attenzione è dedicata all'atteggiamento politico degli Italiani delle terre soggette all'Impero nel periodo in questione.
Il volume, presentato con la consueta sobrietà da Giovanni Tabacco, si apre con la relazione di Roberto Cessi sull'iniziativa di Napoleone HI dopo Solferino per una pace separata con l'Austria, preludio nei suoi intendimenti ad una vera associazione politica francoaustrìaca e negli intendimenti del Walewsky ad una nuova alleanza dei tre impe­ratori . Alle riforme costituzionali austrìache del 1860-61 ci porta l'ampio saggio di Ernesto Sestan: riforme progettate ed attuate dopo Villa!ranca, in evidente relazione con la sconfitta militare-diplomatica. La situazione del '59 non era disperata, ma il centralismo burocratico era mal tollerato dai popoli non tedeschi dell'Impero. Perciò venne concesso dal sovrano il Diploma d'Ottobre (1860), che intendeva affiancare al Governo una rappre­sentanza degli interessi dei cittadini nel Reichsrat (mai poi costituito) e ordinare le pro­vince in maniera federalistica (neppure tale ordinamento entrò effettivamente in vita). Ma presto gli Ungheresi riuscirono a far valere le loro istanze dualistiche e si venne al pia durevole Diploma di Febbraio (1861), che introdusse il sistema bicamerale e leggi eletto­rali più liberali. Le terre italiane dell'Impero (Fiume, Istria, Dalmazia, Veneto e Trentino) dimostrarono subito il loro atteggiamento separatistico rifiutando l'invio di deputati al Parlamento, ma soprattutto pericoloso fu l'atteggiamento ostile degli Ungheresi, dei Cechi, dei Boemi, La vita parlamentare si inaugurò, con moderne forme di governo per quanto riguardava i rapporti tra Stato e Chiesa, la libertà di stampa, le provvidenze sociali, non per quanto concerneva i diritti delle nazionalità. Solo parecchio tempo dopo, col Taaffe, la situazione si rovesciò e le varie nazionalità acquistarono qualche diritto.
L'opposizione alle riforme costituzionali, esposte dal Sestan, viene lumeggiata da Cesare Pagnini in un saggio analitico, e più specificamente l'opposizione separatista degli istriani è lumeggiata da Giovanni Quarantotti, lo storico della Dieta del Nessuno), in un saggio che tifa la storia del tentativo messo in atto fin dal '59 per ottenere l'unione dell'Istria al Veneto, collegandola cosi al suo destino futuro. Tale tentativo fu frustrato e si venne all'attività segreta e all'opposizione separatistica, mentre a Fiume e in Dal­mazia. In parentesi costituzionale permetteva d'avanzare istanze autonomistiche, scindendo