Rassegna storica del Risorgimento

DEGLI AZZI GIUSTINIANO
anno <1962>   pagina <117>
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Libri e periodici 117
la propria sorte da quella della Croazia. I saggi di Attilio Dcpoli e di Angelo de Benvenuti chiariscono questi motivi nelle loro documentate esposizioni.
A Trieste hanno dedicato in particolare la loro attenzione altre comunicazioni. Richard Blaas, dell'Archivio di Stato di Vienna, ha trattato del barone Burgcr, alto funzionario austriaco di notevole intelligenza e di illuminata moderazione, luogotenente a Milano (1853-59) dove invano cercò di conseguire un cambiamento dell'opinione pubblica a favore dell'Austria, luogotenente a Trieste dopo la sconfitta. Qui egli si preoccupò soprattutto a rimettere in moto la vita economica, persuaso di poter cosi riconquistare i sentimenti del popolo; egli si adoperò molto per l'istituzione del porto libero e fece svolgere senza disturbila visita imperiale del maggio '61. Ma le crescenti manifestazioni di una volontà separatistica, l'attività liberale dei nuovi capi del Municipio dimostravano che l'opera sua non raggiungeva lo scopo voluto: così nel '62 il Burgcr fu rimosso (anche se promosso ministro della marina).
Elio Apih si è soffermato sulle origini del liberalismo triestino, da Ini suddiviso nelle correnti conservatrice, moderata e democratica: la successiva evoluzione della società porta gli elementi più avanzati alla rivendicazione nazionale (autonomia municipale e scuole medie italiane) e quelli piti radicali addirittura a propositi irredentistici. Nereo Salvi ha esposto invece, in un ricco saggio di storia economica, i motivi e le componenti della crisi di trasformazione dell'emporio di Trieste in porto di transito (1856-65). I traf­fici di Trieste con la Penisola dopo l'Unità sono esaminati da Angelo Tamhorra attraverso i rapporti dei Consoli italiani: questi legami sempre più stretti vengono messi in luce pure dall'emigrazione politica giuliana, che appena scoppiata la guerra del '66, richiama l'at­tenzione del Governo sul fatto che, mutando le condizioni della vita commerciale centro­europea, la vita economica di Trieste deve venir collegata stabilmente anche se non eselusivamente a quella italiana.
II saggio di Giuliano Gaeta è dedicato alla politica giornalistica condotta dall'Austria a Trieste e in altre province italiane nel biennio 1859-60: una politica che può fare assegna mento solo su giornalisti improvvisati e squalificati, anche se ben sovvenzionati, e ciò mentre il giornalismo liberale, spesso già irredentistico, vicn levando la sua voce con autorevolezza.
Seguono, nel complesso volume, i saggi di Stefano Markus l'esule ungherese da poco dolorosamente scomparso sugli Atteggiamenti ungheresi durante la crisi dell'im­pero dopo Villafranca ; la presentazione della parte del diario dell'Hùbner relativa al 1860, per cura di Maria Cessi Drudi; la delineazione della situazione di crisi nel Lombardo Veneto. Letterio Briguglio si sofferma sulle caratteristiche delle forze legittimiste e mode­rate dopo l'armistizio, Sergio Cella sulle origini dei comitati segreti del Veneto (anch'essi nati tra i liberali moderati, sospinti dalla politica austriaca su posizioni separatistiche), Raffaele Fasanari sullo spirito pubblico di Verona (la città-fortezza, dove pure nel '59 l'Austria si dimostra impotente ad agire), Emilio Fario infine sulla provincia di Mantova, dove dura fino alla definizione della pace di Zurigo, un regime di occupazione e una prov­visoria indicazione di confini, che acuisce la crisi economica e aliena definitivamente gli animi degli abitanti dall'Austria.
Come si vede molti aspetti della grave crisi austriaca vengono qui studiati, o ristu­diati, o esaminati in alcuni dettagli, o messi in relazione ad altri aspetti finora scarsamente tenuti presenti. Il Convegno triestino insomma ha dato i suoi frutti, e per quanto riguarda direttamente1 il nostro campo di studi ha indicato i nessi tra opinione pubblica, crisi eco­nomica, insoddisfazione per le riforme in Istria e gli analoghi motivi di malcontento pre­senti nel Veneto, nel Trentino, a Fiume e in Dalmazia non solo, ma pure negli altri popoli dell'Impero, dei quali solo l'ungherese si apprestava ad assumere parte autonoma e diri­gente. Ha indicato pure nuove fonti per la storia regionale, negli archivi viennesi, triestini e veneti, nella ricca pubblicistica apparsa nel biennio in esame, nelle statistiche e nella stampa periodica. Opinioni e conclusioni di vari storiografi sono state sottoposte a revi­sione, più e meno serenamente, da posizioni diverse e non sempre scientificamente soste­nibili: si è dimostrata comunque una cosi ricca varietà di informazione, d'impostazione, di intenti d'approfondimento, che il quadro presentato attraverso il volume odierno è quanto mai interessante e suggestivo. SERGIO CELLA