Rassegna storica del Risorgimento

DEGLI AZZI GIUSTINIANO
anno <1962>   pagina <119>
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Libri e periodici 119
turale, apportano un contributo notevole e, per certi aspetti, rinnovatore alla storia della Basilicata ed, in genere, dello stesso Mezzogiorno. Gradatamente, con un lavoro paziente ed altamente critico, che si rileva facilmente scorrendo cronologicamente le sue opere, pur non rinnegando i principi ideologici ai quali è uniformata la sua prepa­razione politica e colturale, questo autore si è allontanato da quell'acceso estremismo materialistico e metodologico che caratterizzò i suoi primi studi e nelle ultime pub-blicazioni mostra di dare, in un più raggiunto equilibrio, il giusto peso alle aspirazioni ideali che, unitamente a quelle economico-sociali, animarono ieri come oggi le popola­zioni lucane. Appare ormai chiaro come nel Pedio il giudizio non sia più falsato da predeterminate preoccupazioni di ordine metodologico. Il che giova enormemente al lavoro che egli va compiendo sul Risorgimento lucano, cui ha dedicato un vasto Dizionario bio-bibliografico, che apporterà indubbiamente un altro valido contributo alla storia della Basilicata e del Mezzogiorno d'Italia in genere, durante l'età del Risorgimento.
Nella Introduzione alla Storia del Risorgimento in Basilicata, uno studio bibliografico che non può essere ignorato da quanti vorranno accingersi a ricerche sul complesso feno­meno del Risorgimento in Italia Meridionale, il Pedio, con una certosina meticolosità, esamina tutte le pubblicazioni relative al Risorgimento lucano, molte delle quali erano sfuggite financo ai più attenti studiosi di storia patria. Egli rileva, documentalmente, come la storiografia risorgimentale si sia uniformato, in Basilicata, a quella inesatta interpretazione che i più noti risorgimentisti lucani hanno dato agli avvenimenti svoltisi nella regione senza svolgere alcuna indagine, che avrebbe facilmente accertato le ine­sattezze e le esagerazioni in cui erano incorsi i primi ed i più autorevoli studiosi del Risorgimento in Basilicata.
Completa questa sua guida bibliografica l'esame sulla pubblicistica lucana immedia­tamente successiva al '60 rintracciando e ricordando scrittori, ed opere completamente dimenticati ed ai quali pur deve attribuirsi il merito di aver posto le basi per lo studio e la risoluzione di quel problema che va sotto il nome di questione meridionale .
Attraverso le osservazioni, le notizie, la documentazione che il Pedio ci fornisce in queste sue recenti pubblicazioni si riesce, finalmente, ad avere un quadro esatto e pre­ciso di quelle che erano le condizioni della Basilicata prima ed immediatamente dopo il 1860. Oltre a portare il suo personale ed originale contributo sulla storia della Basili­cata e dello stesso Mezzogiorno, il Pedio documenta gli errori e le lacune in cui sono incorsi molti degli studiosi che lo hanno preceduto eliminando così ogni ulteriore possi­bilità di deformazione della interpretazione di fatti e di eventi che, per essere in gran parte locali, facilmente sfuggono all'attenzione anche di storici più avveduti.
Secondo il Pedio, per poter intendere in pieno il movimento risorgimentale lucano ed il suo contributo decisivo all'unità del Mezzogiorno alla restante Italia, biso­gna risalire alle condizioni ambientali politico-economico-sociali della Basilicata del sec. XVII- È da questo periodo, infatti, che egli inizia la sua trattazione sul 1799 e, con acuta e documentata analisi, si sofferma su quelle che erano le condizioni generali della regione mettendo in risalto i primi contrasti sociali che, nella seconda metà del sec. XYIH, caratterizzarono la vita economico-sociale e politica della Basilicata. In questa si venne gradatamente a creare un movimento embrionale che, sebbene immediatamente represso in ogni sua nxanifèstazione, mostra come lo spirito delle popolazioni nelle Provincie si vada lentamente evolvendo e come si venga separando definitivamente dal proletariato un nuovo ceto sociale che, affermatosi con il lavoro, con lo studio, con la perseveranza, compirà nel secolo successivo quel movimento economico, sociale e politico che condurrà all'unità d'Italia.
Di tale movimento ì primi sintomi si registrano già fin dalla prima metà del sec. XVIU. Troviamo infatti sempre più frequenti i casi in cui i cittadini insorgono contro le ingerenze del potere centrale o feudale nella vita cittadina nell'interesse del nuovo ceto sociale che si avvia a divenire l'elemento dirigente in contrapposizione alle vecchie classi dominanti. È una invasione lenta e persistente, talvolta anche vio-