Rassegna storica del Risorgimento

DEGLI AZZI GIUSTINIANO
anno <1962>   pagina <120>
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120 Libri e periodici
lenta, che il Pedio ricoslruiscc in tutti i suoi particolari attraverso documenti inediti e sconosciuti.
Né mancano, accanto a queste agitazioni di carattere politico-sociale, i movimenti eselusivamente economici generati dal desiderio, comune nelle classi meno abbienti, di rendere più. sicuro il proprio avvenire. Il possesso della terra rappresenta ancora il sogno più alto e la meta da realizzarsi ed a ciò le popolazioni lucane mirano sia nel movi­mento rivoluzionario del 1799 in Basilicata, sia successivamente, anche se in forma più ampia e per qualche verso diversa, date le mutate condizioni ambientali, nel 1860.
Nel 1799, come sarà poi nel 1848 e nel 1860, il possesso della terra e l'aspira­zione alla terra è all'origine di quei contrasti che si manifestano nei vari centri abitati della Basilicata tra coloro che si oppongono ad una trasformazione sociale ed economica del paese e quelli che resistono alla avanzata sanfedista coadiuvati dai contadini. Questi si schierano in difesa della Repubblica Napoletana per difendere la terra che era stata occupata e distribuita tra le popolazioni contadine ad iniziativa della borghesia radicale, che tra il marzo e l'aprile del 1799 aveva conquistato le Municipalità repubblicane contro coloro che quelle MunicipaUtà avevano istituito per impedire che quell'entusiasmo, che aveva travolto un po' tutti nel febbraio del 1799, provocasse una radicale trasforma­zione economica e sociale.
A sostegno di questa tesi ed a smentita di quella unanimemente accettata, che ri­tiene essere stati i contadini sanfedisti e fautori della monarchia contro la borghesia repubblicana, oltre i numerosi documenti citati o riportati dal Pedio nel corso del lavoro e da lui scoperti in fondi archivistici inesplorati, sta il fatto che tra i 1307 rei di Stato lu­cani, di ciascuno dei quali vengono fornite dettagliate e documentate notizie biografiche, la gran maggioranza era costituita da lavoratori della terra.
Dopo essersi ampiamente soffermato sui fatti svoltisi in Basilicata nel 1799, attra­verso una documentata ricostruzione in netto contrasto con quella fornitaci dal Fortu­nato nel 1899 e dal De Pilato nel 1939, il Pedio, con le interessanti ed utili notizie raccolte nel saggio su La Basilicata durante la dominazione borbonica, ci fornisce una esatta visione della Lucania sotto i Borboni, sia dal punto di vista economico, sia da quello sociale ed intellettuale.
È una visione questa, per molti aspetti, interessante, in quanto, anche se in qualche punto risente della preparazione e del metodo storiografico dell'autore, mette in luce situazioni ben diverse da quelle che eravamo abituati a vedere attraverso gli scritti di studiosi anche di chiara fama.
Per la ricostruzione delle condizioni economiche e sociali di questa regione, ritenuta nelle relazioni ufficiali del tempo un vero paradiso terrestre tanto da giustificare le one­rose tassazioni che, in ogni tempo, gravarono sulla regione in misura maggiore clic non sulle altre del Regno delle Due Sicilie, il Pedio non si ferma soltanto sulla pubblicistica lucana, che con Giuseppe d'Errico affrontò, sin dal 1846, quel problema clic fu ampia­mente sviluppato da Giustino Fortunato, ma ritrova una massa enorme di documenti dai quali rileva come, già nella prima metà del 700, vi fosse un cronico cattivo stato delle culture agricole ed una loro antieconomica conduzione. In contrasto con altri autori che, lungi dal ripiegarsi sui documenti e sulle fonti archivistiche, hanno largamente attinto alla Storia dei popoli del Racioppi, il Pedio riesce ad illustrare le reali condizioni eco­nomiche in cui versava la regione nella prima metà del sec. XVIII. Queste, anche se migliorarono in parte nel secolo successivo, non giunsero mai a creare una situazione di relativa tranquillità economica, anzi, finirono con Io sfociare in una ben più grave situazione politica che, afferma il Pedio, divise la stessa borghesia in gruppi contra­stanti appoggiantisi ai contadini solo per propri fini egoistici.
L'aspetto che presenta la Basilicata, così come viene documentato dal Pedio, è completamente diverso e molto più grave di quello, pur pessimistico, che ci è stato recentemente illustrato da Saverio La Sorsa nella sua comunicazione tenuta nel XXXIV Congresso di Storia del Risorgimento Italiano (in questa Rassegna* a, XLIY, 1957, pp. 409 ss.). Basti dire che, così come è ampiamente documentato, l'insegnamento eie-