Rassegna storica del Risorgimento
DEGLI AZZI GIUSTINIANO
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1962
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pagina
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125
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Libri e periodici 125
tedesca, per vari motivi che l'A. in patte mutua dal Michela (cfr. pp 22-23), acquista una solida egemonia che perderà definitivamente solo nel 1914.
Alcuni fatti e alcune tendenze possono adattarsi a questo schema solo con un certo sforzo. Fino alla rivoluzione di ottobre, la reciproca posizione dei partiti socialisti non trova mai la sua espressione in quadri istituzionali che non siano quelli federativi e di reciproca informazione. In ogni paese o groppo di paesi culturalmente omogenei (cfr. le giuste affermazioni dcll'A. a proposito della speciale situazione dei partiti socialisti in Austria, nei paesi nordici e baltici rispetto a quello tedesco), le correnti socialistiche si formano e si sviluppano con problemi e dottrine proprie. In Italia, malgrado il costante riferimento ad astratti motivi internazionalistici, il socialismo è caratterizzato da una sostanziale indifferenza o addirittura ostilità a pressioni e giudizi di partiti consimili, ancora più accentuate nel periodo di formazione, come emerge dalla resistenza del Costa all'aspra polemica antianarchica del Sozialdemokrat , del 1880, ampiamente illustrata dallo stesso Ragionieri (pp. 104-116). È da notare inoltre che il marxismo, dottrina prevalente nel socialismo tedesco, era poco e imperfettamente conosciuto in Europa e particolarmente in Italia dove fino al Labriola, che del resto non influì direttamente nella costituzione e nella direzione del Partito Socialista Italiano, ebbero sempre scarsa eco i tentativi di chiarificazione su base dottrinale: se il partito socialista nasce in Italia con determinate caratteristiche di equidistanza da anarchici e radicali, lo si deve a particolari condizioni della società italiana piuttosto che all'influenza di analoghe posizioni della socialdemocrazia tedesca. D'altra parte, non era presente in essa la volontà di imporre ai partiti fratelli la sua posizione, come è documentato dallo stesso atteggiamento dello Engels di fronte ai tentativi del Labriola: gli stessi socialdemocratici tedeschi, in definitiva, non amavano far sentire una loro superiorità, intuendo insuperabili resistenze che, pur non essendo dettate da spirito nazionale, erano pur sempre suggerite da differenza di cultura, di esperienze storiche, di tattica.
Il problema dell'egemonia di un partito socialista sugli altri è sostanzialmente estraneo alla mentalità del socialismo ottocentesco, al di fuori di ristretti gruppi di intellettuali che avevano come fine l'unificazione ideologica del socialismo europeo. Esistono, certo, rapporti di informazione reciproca, di scambio di esperienza, di suggerimenti: ma essi non si esprimono nella forma della preminenza, e concernono non tanto i partiti politici nel loro complesso, quanto le singole personalità o gruppi di opinione. Tali relazioni, per l'Italia sono relative non solo alla socialdemocrazia tedesca, ma anche ad altri partiti europei, soprattutto al socialismo francese, al quale i socialisti italiani si rivolgono forse ancor più frequentemente.
A parte queste considerazioni di carattere generale, il lavoro dell'A. si mostra esemplare per la ricchezza della informazione, per la sicurezza dell'impostazione e per l'originalità del problema.
I primi capitoli riguardano i rapporti tra i due movimenti nel periodo della persecuzione bismarckiana (18751890), nel quale prevale il desiderio di reciproca conoscenza, esercitato al livello di documentazione giornalistica. La parte maggiore e più importante del volume, cioè il terzo e il quarto capitolo, si riferisce soprattutto all'attività del Labriola, del anale l'A. mette in luce l'introduzione in Italia del marxismo come concezione unica e necessaria del socialismo, alla quale si accompagna il concetto dell'egemonia della socialdemocrazia tedesca, che non riesce a penetrare nel socialismo italiano. Chiude il volume. infine, una serie di varie appendici: il citato saggio sul Sombart (pp. 359-390), la pubblicazione di quattrordici articoli che Antonio Labriola ebbe a scrivere per quotidiani socialdemocratici tedeschi tra il 1893 e il 1895 (pp. 391-446) e, infine, da p. 447 a p. 456 un testo sui rapporti tra i socialdemocratici tedeschi e il Martignetii che, nella sua opera di indefesso traduttore e divulgatore delle opere dei classici del marxismo, finisce col condividere la posizione labriolaoa nei riguardi del socialismo tedesco: questa appendice riprende la bella biografia delineata nel testo, da p. 192 a p. 219. È vivamente desiderabile che a questo saggio facciano seguito altri contributi su analoghi problemi, allo scopo di meglio definire il contenuto e i modi dell'internazionalismo proletario tra la seconda metà del secolo XIX e il primo decennio del XX. DANILO VENERUSO