Rassegna storica del Risorgimento

DEGLI AZZI GIUSTINIANO
anno <1962>   pagina <126>
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526 Libri e periodici
Democrazia e socialismo in Italia. Carteggi di Napoleone Cola Janni: 1878-1898, a cura di SALVATORE MASSIMO GANCI (Testi e documenti di storia moderna e contempo­ranea, 2); Milano, Feltrinelli, 1959, in 8, pp. LXEt-426. L. 3800.
Dopo L'Italia radicale. Carteggi di Felice Cavallotti , questo secondo volume della collana di Testi e documenti di storia moderna e contemporanea reca un ulte* riore contributo all'allargamento delle ricerche e della discussione sui problemi ideologici e politici più vivamente dibattuti nella società italiana post-unitaria degli ultimi decenni del sec. XIX. E poiché si tratta di un periodo ancora poco esplorato e conosciuto, almeno nella reale estensione e complessità dei suoi motivi ispiratori, a nessuno potrà sfuggire l'utilità di un impegno rivolto a portare alla luce tutti quei testi che possano servire ad una sua più approfondita ricostruzione e che intanto impongono di aggiornare o quanto meno di più. attentamente valutare le soluzioni della storiografia precedente.
Da una esigenza critica nei confronti del giudizio crociano muove anche S. M. Ganci, il quale, sottolineando l'incomprensione del filosofo napoletano per la cultura italiana dell'età del positivismo in generale e per le correnti di essa più avanzate in parti­colare, propone per queste ultime una revisione che tenga conto dell'efficace sforzo di­retto a dare nn fondamento ideologico e scientifico al socialismo evoluzionista e riforma­tore. Del resto già nel 1951 L. Bulferetti, pubblicando Le ideologie socialistiche in Italia nell'età del positivismo evoluzionista, 1870-1892 (Firenze 1951), osservava che molta trada era stata fatta sulla via di una più attenta e meno sommaria analisi della società postunitaria e che albi luce dei risultati raggiunti potevano essere ampliate ed anche modi­ficate le conclusioni di B. Croce e di G. Volpe; e tanto più questo potrà essere ripetuto a dieci anni di distanza, dopo un periodo così ricco di dibattiti e di sondaggi durante il quale sono stati con più precisione documentati e messi a fuoco i problemi del post-Risorgimento.
Tuttavia l'impostazione del Ganci, giusta nei limiti di un invito a considerare in tutta la sua ampiezza il panorama del positivismo italiano e a ripercorrere l'interna dia­lettica delle correnti eretiche ed eterodosse rispetto all'orientamento di più stretta osser­vanza, non può evitare che resti sottinteso il fallimento del socialismo borghese e della democrazia radicale che avevano fatto propri i motivi dell'ottimismo evoluzionistico dell'età positiva. Sarà perciò possibile condividere la simpatia per uomini che come il Col aj anni e i suoi corrispondenti rappresentavano le punte avanzate di uno schieramento culturale tutt'altro che sterile ed anzi sempre disposto a verificare la validità del suo me­todo e delle sue conclusioni in un impegno di natura politica: ma sarà altrettanto doveroso riconoscere che quegli uomini erano doppiamente dei vinti : dal punto di vista politico perchè, come erano eredi di correnti poste in mora durante il Risorgimento dalla soluzione monarchicounitaria, così assai debolmente incidevano sul reale funzionamento delle strut­ture statali; dal punto di vista ideologico, perchè le loro convinzioni socialistiche erano destinate ad essere superate e respinte dall'assai più coerente ed attrezzato marxismo.
In un certo senso il Ganci si avvede di ciò quando, esponendo le ragioni della rot­tura, all'epoca dei fasci siciliani, tra il socialismo ufficiale e il Colajanni, sottolinea più che i limiti in senso borghese di quest'ultimo, le responsabilità dei quadri dirigenti mi­lanesi che si rivelarono incapaci di aderire alla particolare situazione siciliana e accen­tuando volontariamente e quasi forzando i motivi classisti, ancora del tutto estranei alle plebi rurali, mentre non salvarono il movimento dei fasci dalla somiglianza con le tradizionali jacquéries, lo privarono dell'appoggio e della solidarietà dei gruppi bor­ghesi più avanzati. Infatti, in tal modo, egli si dimostra convinto che i collegamenti del partito socialista con le varie correnti dell'estrema sinistra borghese, infranti dal rigi­dismo turatiano, potessero essere ancora duraturi e fecondi e che dunque a questo ultime spettasse pur sempre un ruolo di sostanziale positività.
Una tale valutazione, che si rifa al giudizio fortemente critico di L. Cortesi sul com­portamento della direzione socialista (Il partito socialista e il movimento dei Fasci, 1892-1894, in Movimento Operaio, nov. die. 1954, a. VI, pp. 1067 e segg.) poi parzialmente rettificato da S. F. Romano, per altro perfettamente coerente non solo con le istruzioni ai socialisti italiani della nota lettera di Engels al Turati del 26 gennaio 189-1 ma anche