Rassegna storica del Risorgimento

DEGLI AZZI GIUSTINIANO
anno <1962>   pagina <128>
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128 Libri e periodici
biliva tra funzione ed organo. 11 Ferri lo accusava di spiritualismo larvato (p. 279) e nemmeno Turati e À. Kuliscioff risparmiavano le critiche al suo concetto dell'altruismo come antidoto destinato a ridurre progressivamente ed infine eliminare dalla scena del mondo la lotta per l'esistenza; e parlavano chiaramente di echi in7ì"ui rintracciabili nel suo Socialismo (p. 190). C. Prampolini, dal canto suo. faceva della sociologia una fisiologia in grande e applicando alla prima i concetti di armonia e di solidarietà che la seconda dimostrava operanti nell'organismo umano, respingeva le interpretazioni di Darwin fatte in chiave classistica e borghese. Entrambi ad ogni modo sentivano viva l'esi­genza di una base scientifica su cui operare e per questo si richiamavano a Spencer (con un fraintendimento del quale il Cola Janni ai avvederà nell'edizione del 1898 del Socia­lismo ) e si ponevano in definitiva all'unisono con la Weltanschauung positivista, ma in* tanto col respingere il concetto di lotta si collocavano deliberatamente al di fuori e al di qua dei futuri sviluppi del socialismo marxista (il Valeri definì Colajanni marxista im­puro ) come non faceva certamente il giovane Turati che sottolineava l'aspetto dinamico e progressista della dottrina di Darwin e trasformando la nozione di lotta in quella ghiri-dica di concorrenza recava alla luce l'implicito invito ad una liberalizzazione delle strut­ture della società italiana come piattaforma preliminare dei futuri sviluppi del socialismo Anche alla chiarificazione dei rapporti tra liberalismo e socialismo giova dunque questo carteggio il quale, tra l'altro, documenta la cordialità e la frequenza delle rela­zioni che il Colajanni ebbe con M. Pantaleoni e V. Pareto. Nel 1897 i socialisti appari­vano al Pantaleoni i difensori unici della libertà in Italia (p. 331) e tre anni prima il Pareto aveva sperato di poter orientare in senso schiettamente liberale l'azione del car­tello di tutte le sinistre costituito in funzione antìcrispina. Essi avvertono nel movimento socialista una forza positiva da impiegare utilmente nella lotta contro le cristallizza­zioni di un regime vincolistico di privilegi e di monopoli e ponendo la sordina ai contrasti di fondo delle dottrine e comunque rimandandoli ad ulteriori scadenze preferiscono met­terne a fuoco i punti di contatto: nell'assenza di un vero partito liberale e Pareto re­spingeva esplicitamente l'ipotesi che i principi dell'economia ortodossa potessero essere rappresentati nello schieramento politico dai moderati lombardi erano proprio le for­mazioni dell'estrema sinistra democratica e socialista a garantire la difesa delle fonda­mentali applicazioni, della libertà. Né il Colajanni sembrava del tutto restio ad accogliere tali sollecitazioni se scrivendo nel 1893 un articolo sul socialismo in Italia per la Grand* Revue si meritava gli elogi del Pareto e le critiche del Turati; e gli esempi di reciproca atte­stazione di stima non solo morale ma anche politica potrebbero continuare e intanto gio­vando a sfumare ulteriormente la posizione del Colajanni e a mettere in guardia dalle affrettate catalogazioni, confermerebbero ancora meglio le fondamentali ragioni dell'in­transigenza del marxismo. Q. jjj POTO
AMOS ZANIBELLI, Le leghe bianche nel Cremonese (dal 1900 al oc Lodo Bianchi), con pref. di A. PICCIONI; Roma, Ed. 5 Lune, 1961, in 8, pp. 238. L. 1.000.
Il fenomeno di organizzazione contadina e di rivendicazione sociale, manifestatosi nella zona di Soresina con la punta massima all'indomani della prima guerra mondiale, si suola generalmente ricordare col nome di bolscevismo bianco . Nome che contiene del­l'esagerazione, osserva lo Zanibelli nello stendere queste pagine, fatte in gran parte di ri­cordi e testimonianze dirette, ma che pur fa vedere quale inconsueta carica eversiva pre­sentassero in questa regione del Cremonese le leghe cattoliche facenti capo a Guido Migliali,
Il movimento, giunto al suo culmine con l'occupazione delle cascine e con il lodo che prende il nome dall'arbitro prof. Bianchi, non resistette che pochi mesi al contrattacco del ceto agrario e del fascismo: vincitore nel 1919-20, alla fine del 1921 era già completa­mente battuto. Ma forse per questo, si chiede lo Zanibelli, non merita attenzione? Esso rappresentava sì, per- un certo verso, una conseguenza dell'agitata congiuntura del dopo­guerra, un portato di circostanze eccezionali: tuttavia si può vedere in esso anche il più organico tentativo, che mai sia stato fatto in Italia da parte cattolica, di dare uno sbocco