Rassegna storica del Risorgimento
DEGLI AZZI GIUSTINIANO
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1962
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130 Libri e periodici
il corporativismo operàio del Casati, fecondo soltanto indirettamente attraverso sue posteriori degenerazioni confederali o massi malfate). Il socialista romagnolo, tagliato fuori dagli avvenimenti degli ultimi anni, dedito ad un'attività esclusiva mente amministrativa, che non avrebbe in seguito mancato di suggestionare anch'essa non poche tempre dì agitatori, sentiva pesare su di sé l'eredità d'nn decennio d'azione democratica, di una catena di agitazioni, dal suffragio universale alle convenzioni ferroviarie ed aU'anti-coloniaHamo dalla quale sembrava arduo a lui che il partito socialista potesse prescindere del tutto, in grazia d'una tematica completamente nuova. Facile profezia anche questa, aggravata anzi, nella pratica, dall'insensLbilità socialista a problemi di sana convivenza sociale, quali quello doganale o dell'autonomia amministrativa.
In campo anarchico, infine, occorre distinguere tra una corrente puramente e follemente terrorista; una, d'ispirazione francese, eminentemente individualistica, e perciò segregatasi, in un certo senso, da sé, dalla strada maestra dell'organizzazione del proletariato moderno; ed una terza infine, facente capo al Merlino, critica verso le degenerazioni burocratiche ed esclusivistiche del socialismo, ma prontissima a cogliere le componenti economiche della lotta sociale, nella loro sempre pia gigantesca configurazione industriale. Anche qui, la drastica frattura operatasi a Genova, provvidenziale da un lato, sottrasse dall'altro al socialismo un concorso particolarmente fecondo, d'azione e soprattutto di pensiero.
Decisivo risultato politico ed organizzativo, insomma, quello del Ferragosto 1892: ma, sul piano delle idee, dell'acquisizione critica e spregiudicata della realtà, dell'applicazione d'un rigoroso marxismo rivoluzionario, molto cammino restava da fare. Né si può dire che, in seguito, se ne percorresse gran che. RAFFAELE COIAPIETBÀ
H Partito Socialista Italiano nei suoi congressi, a cura di FRANCO PEDONE, Voi. II (1902-1917); Milano, Edizioni Avanti I, 1961, in 16, pp. 276. L. 550.
Si tratta di un volumetto a carattere informativo e divulgativo, curato con molta diligenza da Franco Pedone, nel quale sono esposte le vicende ed integralmente pubblicati i principali documenti congressuali del partito socialista nel periodo compreso tra l'assemblea di Imola, sopravvenuta al vertice della parabola dell'organizzazione economica, e nella quale prevalse la scintillante quanto ambigua formula del Turati dell'identità tra riforme e rivoluzione; ed il convegno di Roma del febbraio 1917, nel quale l'istanza massimalista, benché non più elettrizzata dalla presenza dominatrice del Mussolini e non sostanziata ancora delle ripercussioni dell'azione bolscevica, affermò con forza la sua preponderanza nel partito.
Si aveva già un'opera del genere, compilata una decina d'anni fa da Giovanni Zibordi, in cui la personalità cospicua del curatore aveva modo di profilarsi energicamente nella rivendicazione delle benemerenze del riformismo ben più di quanto l'A. qui non faccia, e, se mai, in senso opposto. Quanto a materiale documentario, peraltro, ed a compiutezza d'esposizione, il lavoro del Pedone soverchia di gran lunga quello dello Zibordi, affidato prevalentemente a ricordi personali, e si pone come strumento di consultazione di notevole utilità.
Gli avvenimenti sono ben noti e non vale qui starli a riassumere o ad analizzare nei loro riflessi su campo nazionale o anche soltanto nell'ambito del moviménto operaio. Quelli'che seguono sono semplici appunti, originati dalla circostanza dello stimolante riscontro di parecchi documenti rimarchevoli, spesso conosciuti prima d'ora appena in compendio, non sempre fedele.
Particolarmente interessanti, a Bologna, nel 1904, l'efficace contrapposizione polémica del Turati fra ministerialismo di conquista ed opposizione di minaccia; l'ispirazione fortemente riformista delFodg Bissolati, alle soglie della liquidazione ideologica, con quella generica richiesta di sufficienti affidamenti ad un ministero borghese, e col proposito troppo scopertamente strumentale di valersi delle istituzioni vigenti; l'insistenza unitaria di Ferri ed il sito accenno nebuloso a molteplici forme di azione quotidiana, dizione su cui pur si affermò, di stretta misura ma con conseguenze assai sensibili, la maggioranza del partito.