Rassegna storica del Risorgimento

"PRO PATRIA"
anno <1919>   pagina <42>
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A. Sar torelli
I delegati si avviavano al Congresso per fare anzitutto reciproco tesoro di energie morali, che al ritorno in patria avrebbe formato il più solido usbergo contro le improntitudini dei nemici, tesoro che aveva il potere di porli in una serena condizione di spirito, concessa a quelli che sentono alta la coscienza del loro essere. Gli Adriatici avevano attinto quella spirituale condizione, quella coscienza dal modo di sentire del popolo trentino, dalla tenacia, dalla fierezza, dalla solidità morale e materiale dei suoi montanari ; questi la ritrovavano ora a Trieste nella dimostrazione di prestigio e di forza, con la quale T italianità, assurta ad altissimo fastigio di potenza, esaltava i loro sensi, lieti e soddisfatti di condividere cori i triestini una nobiltà di istinti e di .tendenze morali, così diversa da quella di cui si compia­cevano i loro tracotanti avversali tirolesi.
Quantunque la polizia avesse proibito, per evitare le ovazioni della folla, l'accesso in cor por e dei delegati al Municipio, come ogni altra manifestazione di ospitalità, fino ad interdire la reeita straordi­naria di Tommaso Salvini al teatro comunale, i ventiquattro delegati trentini, che per la maggior parte vedevano per la prima volta Trieste, restarono abbagliati dalla solennità del ricevimento nel palazzo mu­nicipale, adorno degli stemmi delle loro cittadine, pavesato dalle ori-fiamme delle cinque Provincie, dove il Podestà Riccardo Bazzoni, circondato dall'intero Consiglio comunale, alla presenza di 115 rap­presentanze di municipi e di associazioni porgeva con voce solenne il saluto agli ospiti, e l'omaggio all'istituzione raccolta nel culto in­tangibile della propria antica e storica civiltà . II presidente Carlo Bertolini, alla testa dei Delegati, rispondeva con nobili parole al Po­destà, mentre dalla folla assiepata sulle gallerie e nell'ampia aula gremita dal fiore della cittadinanza scoppiava il grido : Viva il Tren­tino ! E maggiore era la meraviglia destata dalla vasta aula magnifica del teatro comunale, predisposta a sede del Congresso, ove quanto era di più eletto a Trieste di uomini e di dame era accorso in folla e occupava non soltanto la spaziosissima sala, ma ogni più remoto angolo di quel sontuoso tempio dell'arte, pubblico degno delle me­morabili parole, colle quali il Presidente Carlo Bertolini salutava il
Congresso:
Al di sopra della nazionalità sta i' idea della umanità. Noi siamo 4 tutti figli dello stesso Dio che ci ha creati, della stessa terra che ci nutre, e se il progresso non è vana parola, deve pure venire U tempo in cui l'uomo vedrà nell'altro uomo il suo compagno di gioia e di dolore senza domandargli dove abbia bevuto le prime aure vitali. La Nazione italiana onorata presso tutti i popoli civili da Dante in poi, ha in sé tanta forza di espansione da rendere su-