Rassegna storica del Risorgimento
"PRO PATRIA"
anno
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1919
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pagina
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52
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2 A. Sartorelli
L'eco dell'avvenimento non poteva naturalmente rimanere entro i confini delle provinole irredente, ma si ripercuoteva lontano, assumendo proporzioni di un fatto importante di politica internazionale. Il Governo italiano rappresentato allora da Francesco Grispi, era toccato sui vivo dall'astioso e sleale giudizio sull'opera della Dante Alighieri, i cui ispiratori si trovavano non solo tra i suoi amici personali e del suo Governo, ma perfino, come Paolo Boselli, sui bandii dei ministri. Molti ricordavano elie appena un anno prima - proprio nei giorni della costituzione della Dante Alighieri - Grispi aveva sciolto a Roma improvvisamente il Comitato per Trento e Trieste, provocando le più vive proteste dei partiti di azione e le rimostranze di amici, i qualora gli rinfacciavano, che mentre egli non era riuscito a procacciare, come si era probabilmente proposto, alcuna considerazione di legittimità all'opera della Dante presso il Governo austriaco, questi gli ricambiava quell'atto di servilismo con dichiarazioni, che costituivano un giudizio ingiurioso, per quanto indiretto, sulle intenzioni e perfino sull'opere delle stesse persone di governo.
Ruggiero Bonghi, presidente della Dante convocava d'urgenza il Consiglio centrale poi seguente ordine del giorno : Proposta di deliberazione in seguito allo scioglimento della società Pro Patria, e indi, rivolgeva al Presidente dei ministri onorevole Crispi una vivace protesta a nome di tutti i presidenti della Dante convenuti a Roma, nella quale protesta, dopo aver riportate le note frasi del Governo austriaco sulle tendenze politiche della Dante, si diceva: Il Consiglio centrale della società Dante Alighieri, non può Scegliersi migliore testimone della erroneità patente di tali asserzioni che il Presidente dei mini-ri del Regno d'Italia .
Tutti i giornali anche i più moderati, i quali avevano poco prima recate ampie relazioni sul Congresso della Pro Patria a Trento, commentavano ora l'inaspettato scioglimento e le inqualificabili espressioni del decreto austriaco con giudizi vivacissimi, che importavano per alcuni, come pel Corriere M Napoli che pubblicava degli articoli attribuiti al dalmata Arturo Colatói; lMnterdizione postale éntro i confini della monarchia.
Sotto un certo aspetto più interessanti'apparivano i giudizi della stampa austriaca e germanica sull'atto del Governo in quanto venivano a illuminarne e scoprirne le recondite intenzioni.
Soli ad approvarli incondizionatamente erano gli organi che furono sempre i fedeli interpreti della camarilla aulica-clerico-militare-slava, e per la prima la vecchia Pressejilto quale dedicava allo scio-