Rassegna storica del Risorgimento

"PRO PATRIA"
anno <1919>   pagina <57>
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La Società Pro Patria e il suo tempo 57
La Pro Patria, moriva degnamente, dopo di avere salutato negli albori dell'anno, che fu l'ultimo della sua vita, l'idea che intendeva di perpetuarne lo spirito nella effigie del sommo poeta, eterna affer­matone, fusa in bronzo, della nel crollabile fedeltà del paese ai suoi beni nazionali. La Pro Patria moriva serenamente, dopo aver visto compiersi la più cara delle sue speranze, la unione degli italiani nel nome di Dante, a garanzia dell'esistenza della schiatta italica anche di là dai confini politici, nel suo territorio nazionale.
La sua opera modesta, ma costante e persuasiva, si era insinuata nelle vallate trentine, ravvivando antichi ideali, e seminando e dif­fondendo libere idee di patria, che resistettero tenacemente alle pres­sioni di chi voleva estirparle. Per taluni l'esperienza delle recenti1 occupazioni nelle immediate zone di confine, è apparsa un disin­ganno di fiduciose credenze, e confutazione delle presenti affermazioni; ma costoro non hanno posto mente, che proprio su quelle zone era imperversato più incessante il lavoro di corruzione del nemico, e che guanto eravi di buono era stato allontanato per lasciarvi o impor­tarvi il cattivo: ma se i giudizi devonsi trarre dai fatti, mi piace appellarmi alla autorità di Pasquale Villari, il quale per dimostrare a quale lacrimevole abbassamento era scesa la coscienza nazionale dei sudditi regnicoli nel Brasile e come fosse invece elevata tra gli irredenti, dava lettura al duodecimo Congresso della Dante Alighieri da lui presieduto a Verona il 27 settembre 1901, di una lettera del Console generale del Brasile Gherardo dei Principi Pio di Savoia, il quale così informava:
117 febbraio 1901 a Rio Gedros, ho trovato che dominano ge- suiti e preti tedeschi. I nostri connazionali si sono talmente piegati e sottomessi alla loro tirannia, che per non creare ad essi dispia- cere avevano rinunziato a celebrare i funerali di Umberto I. For- tunatamente vi sono nuclei trentini, i quali reagirono con tale energia che i funerali si celebrarono. Ai trentini - aggiunge il Console - non manca il coraggio di ribellarsi ai gesuiti, hanno la coscienza più formata e fortificata contro l'impostura, e sentono vivissimo l'affetto alla patria; che per essi è quella dove si parla la lingua di Dante. Sono sotto la protezione del Console generale di Germania, ma ii cuore fa loro sbagliare continuamente la strada. Vi trovai fra gii altri un vecchio di 73 anni, che parlava con un ardore indescri- vibile del monumento di Rosmini a Rovereto, e di Dante a Trento
Come si è detto, il supremo tribunale amministrativo aveva giudi­cato che il Governo, coll'impedire la costituzione della Lega Nazionale, aveva manomesso la legge. In omaggio a questa decisione il ministro