Rassegna storica del Risorgimento

LIBERALI ; TOSCANA ; CAPPONI GINO
anno <1919>   pagina <64>
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E. Passamonti
he, se è indubbio, che alla caduta del Ridolfi avevano contribuito, come abbiamo veduto, vàrie e molteplici cause, fuor dell'agitatore livornese, dal momento che l'ammette, primo fra gli altri, l'uomo che gli successe e che dell'ambiente di allora era conoscitore profondo; è egualmente eerto che tanto la Camera toscana quanto la Civica fiorentina non potevano non risentire intensamente di ciò elle il Guerrazzi veniva dicendo e facendo anche, perchè egli ispiravasi, apparentemente al­meno, a sincerità di azioni e di idee.1
E l'opera antiministeriale dell'autore della Beatrice Cenci eragli agevolata dal fatto, che la maggior parte della pubblica opinione, se non consentiva con lui nelle finalità politiche, condivideva la sua persuasione sulla inefficacia del gabinetto Ridolfi, sulla necessità di eliminarlo. Né gli oppositori del Governo fiorentino appartenevano tutti a quella categoria di persone, che il Giusti, odiatóre delie lotte inte­stine e delle gelosie sia di partito, sia personali, ritenendole tutte dannose alla patria, qualificava, parlandone al Biscardi nel luglio del 1848, tali da far cantare al poeta diavolo perverso : E tutto si riduce a parer mio, a dire esci di 15; ce vò star io .a V'erano, nu­merosi, i più sinceri liberali del granducato, i quali, se avevano com­battuto a spada tratta il Piemonte ed il principio unitario, per mal compreso amore di libertà, non volevano supporre che per debolezza di governo dovesse la Toscana venir meno al proprio dovere verso la redenzione d'Italia. I rappresentanti del popolo avevano sentito fin dall'inizio della loro opera di non avere un ministero al quale potevano appoggiarsi per effettuare il programma politico che eransi proposto e fosse loro di guida nel difficile compito del muovere i primi passi nell'aspro cammino parlamentare. La parte liberale, di fronte ad un gabinetto debole che aveva fatto prendere la preponderanza nel Par­lamento e nel paese ad una minoranza astuta e violenta, con un ministero timoroso delle cose interne e riguardoso più della propria esistenza che della salvezza della patria, aveva dovuto convenire che l'interesse generale non concedeva più a lungo la dimora al potere di persone le quali o non avevano coscienza dei loro doveri o si rico­noscevano inette a soddisfarli. N'era perciò derivato quel malumore fra Camera e Governo, il quale aveva avuto l'affetto di rendere sempre
1 CAPPOHI, Settanta fiorivi di ministero, in opere edite ed inedite, op. oit,
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GtUBBFPB QrXÙIim, Epistolario edito e Medito raccolto, ordinato ed annotato da F. MAROSI, eoWaffgiwla di 37 appendice mrehvse, I/e Mounier, 1904, pa­gina 101.