Rassegna storica del Risorgimento

LIBERALI ; TOSCANA ; CAPPONI GINO
anno <1919>   pagina <80>
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E. PassaniónH
la patria alla attuale rovina, una forza fatale - scriveva il 14 ago­sto 1848 - da tanti secoli contrista la nostra terra e fu causa co­stante delle antiche e nuove sciagure. Sembra, che un'orribile male­dizione pesi sul nostro capo e ci condanni a perfette discordie ci­vili .' Traendo ragione dal male presente, per additare la salvezza del futuro, questo giornale, ricordando l'opera del Re di Sardegna, Principi e popoli - diceva 1*11 agosto 1848 - lo tradirono, prin­cipi e popoli ne portano ora la pena. Come nascondere il rossore della fronte quando un Duca di Modena può Con pochi sgherri tor­nare collo scherno sul volto ad assidersi nel centro d'Italia? Scia­gurata quella nazione che nulla apprese dallo straniero .a La Patria, ripetendo ciò che la Rivista aveva già espresso, con uno slancio maggiore, chiedeva ai Toscani, se essi avessero inteso con il loro contegno che il Re capitano ci possa rimproverare giustamente esclamando: l'Italia non ha ancora fatto conoscere al mondo che può far da sé .8
Questo adunque volevano dal nuovo governo i liberali del gran­ducato: ma il Capponi ed i suoi collaboratori erano in condizione di soddisfarli?
Bue erano i capisaldi della politica capponiana: la fine delle osti­lità coli'Austria e la confederazione pacifica dei principi italiani.* Il marchese Gino riteneva, cne fosse stoltezza l'ostinarsi a voler com­battere l'esercito austriaco, più forte e meravigliosamente diretto ed organizzato, stimando cosa sicura che gli italiani al nuovo primo urto sarebbero stati Benza dubbio sconfìtti ; conscio della reale natura delle cose non voleva neanche esaminare, teoricamente, quali conseguenze sarebbero derivate da una seconda rovina sul campo di battaglia. Non tocca giudicare a noi se egli avesse torto o no: ma il nostro marchese ragionava da uomo, al quale premeva di ottenere il poco, ma in modo SÌGJECOJ, piuttosto di correre il pericolo di andare incontro all'ultimo disastro, nella speranza di un avvenire, forse migliore, ma incerto. Inoltre questo più grande avvenire, che alcuni italiani, primo il Gioberti, sognavano, non poteva in tutto e per tutto soddisfare il Capponi, devoto, se non affezionato, nel 1848, al Granduca ed av­verso al piemontesismo, nel quale, come abbiamo visto in altre ricerche, con improprietà di concetto ed ingiustizia di sentire, confondeva una
1 La Rivista indipendente, 87.,14 agosto 1848. a La Rivìnta Indipendente, 86, 11 agosto 1848. La Patria, II, 46-47, 15-16 agosto 1848. * CAPPONI* Settanta giorni, op. oit. n, 76, 77.