Rassegna storica del Risorgimento
GIANSENISMO
anno
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1962
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pagina
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569
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Giansenismo italiano e Rivoluzione francese 569
e maometrica riforma dello Gallie, le quali non sono mai state, come in questi tempi, così deformi, né meno nei secoli dei Druidi; animano, e secondano una Assemblea Nazionale, che distrugge la Nazione, e spalleggiano l'empietà d'un altro Club di carnefici, di sicarj, e d'assassinj, che non vogliono un Re per farla impunemente da tiranni. Tutta questa enorme catastrofe di cose è opera in gran parte dei Signori Giansenisti. Ora siccome abbiamo anche noi un buon numero di codesti Signori (l'elenco lo ha i'Arciegumeno del Club Giansenistico, M. Scipione de* Ricci) e tutti bene intenzionati, cosi anche l'Italia vedrà... le medesime rivoluzioni . *'
L'esempio della Francia giacobina, regicida e immersa nel terrore e nell'anarchia, doveva insegnare: forse che le condizioni di quel triste stato di cose non erano state precostituite in gran parte proprio (dai giansenisti, veri araldi quindi del giacobinismo? I redattori del Giornale ecclesiastico romano, nello stendere con animo tetro la prefazione al tomo Vili (1793), non potevano fare a meno di chiedere:
Se in quel disgraziato Regno si fosse conservata intatta l'antica Religione, lo spirito di rivolta e di ribellione avrebbe preoccupato cosi generalmente gli animi dei Francesi? Se si fosse impedito da tanto tempo, ohe una turba immensa d'increduli innondasse il Regno di libri empj; che un'altra turba di lassisti per un verso facesse abuso dei Sacramenti, e prendesse a giuoco la morale del Vangelo; che dall'altro canto una schiera numerosissima di rigoristi similissimi ai Farisei imponesse agli altri degli insopportabili pesi, e che intanto distogliesse i fedeli dai Sacramenti, riducendoli a uno stato di disperazione, d'inerzia, di abbandono, e meramente passivo; se si fosse lasciata la libertà d'impedire che alcuni falsi teologi seminassero un certo pirronismo in tutta la teologia e divina rivelazione; se si fosse dalla Corte seguitato ad agire con forza com'erasi incominciato, contro la setta numerosa dei Giansenisti, Refrattari, o Appellanti, che per tanto tempo hanno impunemente insultato all'autorità della Chiesa, del Papa, e dei loro Vescovi; se i Parlamenti non fossero stati tinti della stessa pece, e non gli avessero protetti; con mettere di più la mano sacrilega nelle cose di Chiesa, e negli stessi sacramenti; se non avessero inceppato per ogni verso l'autorità ecclesiastica, sarebbe stato in un momento rovesciato in così gran regno il trono d'altare?.2)
H S. DESERTI [E. GUASCO], Dizionario ricciano ed anti-ricciano, Sora, 1793, p. 242. In certo modo parallela a quest'opera del canonico piemontese è: G. CERNITORI, Biblioteca polemica degli scrittori che dal 1770 tino al 1793 hanno o difeso o impugnati i Dogmi della Cattolica Romana Chiosa, Roma, 1793.
*) Soffermando ulteriormente sulla situazione politico-religiosa in Francia alla vigilia della Rivoluzione, l'anonimo redattore del Giornale ecclesiastico cosi proseguiva poco oltre: I Parlamenti erano dominati dai Giansenisti,-a il ministero dagl'Increduli; ma tanto gli uni che gli altri per vie diverse tendevano alio stesso fine. I Parlamenti facevano talvolta qualche passo contro qualche libro empio dei tanti che uscivano. Ma invece di operare colla sola forza esteriore, e nel rimanente stimolare e proteggere l'autorità del Clero, che ha da Dio ricevuto il pascolo della dottrina, e il dono della persuasione, si mettevano eglino stessi a dissertare, a farla da teologi, do Pastori e da Vescovi; e accadeva