Rassegna storica del Risorgimento

GIANSENISMO
anno <1962>   pagina <578>
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578 Alberto Aquarone
opinioni, che quelli vanno disgiunte da queste, e che non si deve così facil­mente gridare all'eresia; tanto basta perchè si crei contro di me un delitto di lesa religione . ''
Certo, in concreto, è spesso difficile stabilire con sicurezza la discri­minazione tra giansenisti veri e propri, filogianscnisti e cattolici illuminati. Sopra tutto tra i pruni e i secondi, la linea di confine è estremamente sfumata, talora, si sarebbe tentati a dire, inesistente. Come ha osservato il Cigno a proposito di Giovanni Andrea Serrao,2) (ma lo stesso discorso potrebbe farsi, ad esempio, per Giovanni Cristoforo Amaduzzi ed il Cape-celatro),8) frequente era il caso di coloro che al giansenismo si avvicinavano più con il sentimento che con il pensiero; che aderivano non tanto alle teorie gianseniste, quanto ai giansenisti come persone, nobilmente im­pegnate in una lotta ben precisa e concreta per il raggiungimento di determinati obiettivi; che delle tendenze riformistiche del giansenismo accettavano non tanto il sostrato teologico con le sue dottrine sulla grazia, sul libero arbitrio, sulla predestinazione, quanto certi postulati di carattere pratico e di natura più propriamente politicosociale, relativi a questioni
*) Rimostranza umile al trono pontificio e manifesto al pubblico di Giovanni Cristoforo Amaduzzi, pubblicata hi appendice in G. GASPERONI, Settecento italiano (contributo alla-storia dulia cultura), I. L'ab. Giovanni Cristoforo Amaduzzi, Padova, 1941, pp. 322-340. Il passo citato trovasi a p. 328. La rimostranza fu scritta daU'Amaduzzi in risposta alla anonima Lettera di un viaggiatore istruito a un amico di Roma riguardante principalmente la dottrina del Signor Abate Amaduzzi, Roma, 1790. Secondo il Gasperoni questo opuscolo dovrebbe con ogni probabilità essere attribuito a Luigi Cuccagna ma tale attribuzione è respinta dal Codigliela nella sua recensione al libro del Gasperoni, ora in Illuministi, giansenisti, e giacobini, cit., pp. 267274. Dell'Amaduzzi il Gasperoni si era già occupato, a proposito del suo carteggio con il medico riminese Giovanni Bianchi, nel suo saggio, Aspetti culturali, religiosi e politici del Settecento italiano. (Da un carteggio inedito), in Archivio storico italiano, serie VII, voi. XXI, 1934, pp. 225-80, e 1935, pp. 53-98.
2) G. CIGNO, Giovanni Andrea Serrao e il giansenismo nell'Italia meridionale (se­colo XVIII), Palermo, 1938, pp. 442 e ss. Sul Serrao rimane sempre fondamentale la vecchia biografia di D. FOHGES DAVANZATI, Giovanni Andrea Serrao vescovo di Potenza e la lotta dello Stato contro la Chiesa in Napoli nella seconda metà del Settecento, trad. it., Bari, 1937. L'originale in lingua francese fu pubblicato a Parigi nel 1806. Su di lui cfx. pure B. CUOCE, La vita religiosa a Napoli nel Settecento, cit., specialmente pp. 135 e sgg. e 150 e sgg. Nella citata Biblioteca polemica, del Cernitori, dell'opera del Serrao, De sacris scripturis libar, qui est locorum moralium primus, pubblicata a Napoli nel 1763, è detto (p. 223) che ha una perfetta conformità colle proposizioni dannate di Quesnello .
3* Al Capecclatro ha dedicato un gustoso saggio il Croce: L'arcivescovo di Taranto, in La vita religiosa a Napoli nel Settecento, cit., pp. 157181. Lo Jemolo mette in rilievo come le principali opere del Capccelatro, ed hi particolare il suo celebro Discorso storico politico dui?orìgini) del progresso e della decadenza del potere de* chierici su le signorie tem­porali e sul celibato del clero, Napoli, 1788 (più facilmente reperibile e la III edizione* Napoli, 1863), sono pervase da motivi riconducibili piò al regalismo di sapore illuministico che al giansenismo. Un'eccezione va però fatta, com'egli stesso riconosce, per la sua Lettera pastorale o sia istruzione canonica sul battesimo cristiano, in cui sostiene la tesi giansenista sulla nessuna possibilità di salvezza, per I bambini morti senza battesimo.