Rassegna storica del Risorgimento
GIANSENISMO
anno
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1962
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pagina
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581
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Giansenismo italiano e Rivoluzione francese 581
questo, certo, è un criterio da sé solo insufficiente, in quanto non tutti i giansenisti espressero tale adesione, e comunque non è detto che tutte le lettere di comunione ci siano pervenute; ma per quanto riguarda coloro che aderirono, ben pochi dubbi vi possono essere circa la loro qualifica di giansenisti, e almeno nel loro caso, ed è il caso per esempio di Scipione de' iticeli di Paimilini, di De Vecchi, di Pujati, di Sciarelli, di Tamburini, di Degola, di Molinelli, di Del Mare, di Solari, si può ritenere di camminare sul sòlido. Se a costoro si aggiungono quanti, pur non avendo scritto una lettera di comunione con la chiesa di Utrecht (a prescindere ovviamente dai casi in cui la lettera può esserci stata, ma non ne siamo a conoscenza), possono in base ad altri criteri essere sicuramente annoverati tra i giansenisti, come ad esempio uno Zola od un Palmieri, si viene a possedere un buon punto di partenza per tracciare un quadro sufficientemente preciso delle posizioni intellettuali e morali dei giansenisti italiani alla vigilia della Rivoluzione francese e durante il corso di questa, per riprendere ancora una volta le fila della discussione sul contributo del giansenismo alla formazione di una nuova coscienza civile e grosso modo democratica di carattere prerisorgimentale.
Alla vigilia della Rivoluzione, ben poco o nulla v'era nel giansenismo italiano che potesse indurre a pensare ch'esso ne avrebbe riconosciuto come propri, almeno in parte, i princìpi, che si sarebbe offerto di costituir da tramite delle idee francesi in Italia, a meno che la Rivoluzione non fosse diventata rivoluzione religiosa, come in effetti essa divenne pure: ma in condizioni tali, da provocare, come si vedrà, una frattura tra i giansenisti italiani analoga a quella che provocò in seno ai giansenisti francesi. La rivoluzione di Francia fu, e apparve agli spettatori della penisola, essenzialmente un'affermazione dei diritti della nazione, impersonata dalla nuova dinamica borghesia, contro i privilegi nobiliari e il potere assoluto della monarchia di diritto divino, una lotta contro l'antico regime in favore dell'eguaglianza giuridica e di una partecipazione diretta dei cittadini, qualificati per educazione e censo, alla vita politica dello Stato, un movi-
università cattoliche, ed obbligare Roma a prevenire col suo, il giudizio del pubblico, per non trovami sola in ciò, che crede essere unita a tutto il mondo. Questo è altresì il pensiero delPab.e Tamburini, il quale essendo passato a riempire una cattedra nella sud.a università di Pavia potrà molto facilmente facilitare l'esito . (E. CODIGNOF.A, // giantt* ratino toscano, eh., voi. I, pp. 322323). Com'è noto, il più. attivo propagandista della chiesa d'Olanda in Europa era Gabriel Du Pae, conte di Bellegarde (17171790), abate appellante francese rifugiatosi nei PaesiBassi, corrispondente assiduo di Scipione de' Ricci e di altri numerosi giansenisti italiani. A lui si deve tra l'altro una Hittoire abrégée ila l'Églisa d'Utrecht, Utrecht, 1765, che ebbe una notevole fortuna. Su-di lui efr, l'ampio necrologio pubblicato dalle Nouvelics eccltoiastiquts del 25 dicembre 1790, e la nota biografica in E. CODICNOLA, Carteggi di giansenisti liguri, et*., voi. I, p. 439.