Rassegna storica del Risorgimento

GIANSENISMO
anno <1962>   pagina <582>
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582 Alberto Aquarom
mento di eversione nei confronti dei residui feudali e di un concetto della sovranità contrario, oltre che agli interessi di potenti gruppi sociali, alle speranze e agli ideali entrati in circolazione grazie all'attiva propaganda culturale di filosofi, letterati, politici, anche avventurieri. Tutte cose che erano ben lungi dalTannonizzarsi con le aspirazioni, le concezioni e le pas­sioni dei giansenisti, strettamente e fedelmente legati, per convenienza politica ma anche per intima convinzione, all'assolutismo dei principi, indifferenti per lo più. alle nuove forze sociali che tendevano a trasformare in potere politico la loro consolidata forza economica. Non ci sono motivi per dubitare che la celebre pastorale di Scipione de' Ricci *1 sui doveri dei sudditi verso il sovrano, pronunciata nel 1784, non rispecchiasse la fede sincera, quali che potessero poi essere le sfumature individuali, di tutto il giansenismo italiano di allora, ed essa non è altro che una polemica serrata contro il principio della sovranità popolare, la cui diffusione cominciava a destare qualche preoccupazione anche in Toscana, e a favore del diritto divino:
... Siccome Iddio è il creatore dell'uomo, e l'autore di quella dolce tendenza, che ha a vivere in società, così dee essere anco l'autore della suprema potestà dei sovrani, senza la quale la società medesima non potrebbe sussistere. E perciò le loro persone sono sacre, e inviolabili, a loro si dee rispetto, e sommissione, ed alle loro leggi e ordinazioni una esatta ubbidienza. Né vi lasciate ingannare da qualche preteso filosofo, che sotto il falso pretesto di amore della umanità rove­scia i fondamenti della società medesima facendo i sovrani ministri del popolo,
W Istrtudone pastorale di monsignor vescovo di Pistoja, e Prato su i doveri Sei sudditi verso il sovrano, Pistoia, 1784. Sul Ricci manca ancora un moderno studio obiettivo ed esauriente. Di lui, figura centrale del giansenismo italiano, trattano più o meno diffusamente, com'è naturale, tutte le opere di carattere generale sul giansenismo già citate o che verranno citate in seguito. Cr. inoltre in particolare: Memorie di Scipione de"" Ricci vescovo di Prato e Pistoia scritte da lui medesimo e pubblicate con documenti da Agenore Gelli) 2 voli., Firenze, 1865: DE POTTEB, Vie de Scipion de Ricci, évèque de Pistoia et Prato, et réformateur du catholicisme, en Toscane, sous le rtgne de Léopold, 2 voli., Bruxelles, 1825; A. ZOBI, Storia civile della Toscana dal MDCCXXXVII al MDCCCMMf, Firenze, 1860, voi. II, pp. 404 e sgg., voi. HI, pp. 24 e sgg. e 98 e sgg.; F. SCADUTO, Stato e Chiesa sotto Leopoldo I granduca di Toscana (1765-1790), Firenze, 1885; G. À. VENTURI, Le controversie del granduca Leopoldo I di Toscana e del vescovo Scipione de* Ricci con la Corte romana, in Archivio storico italiano, 1891, pp. 40-98 e 241-288; S. BACDTKT, Storia del seminario di Prato, Prato, 1913, pp. 68 e ss.; N. ROOOLICO, Amici e libri francesi di un giansenista italiano, in Archivio storico italiano, 1914, pp. 53-113; In., Gli amici e i tempi di Scipione dei Ricci, Saggio sul giansenismo italiano, Firenze, 1920 ; R.MAZZETTI, Giuseppe Maria Puiati a Scipione de* Ricci. Appunti sul Giansenismo veneto, in Bullettino storico pistoiese, 1933, pp. 137-151, 1934, pp. 10-22, 88-100 e 159-170; B. MATTEUCCI, Scipione de* Ricci, Saggio storicoteologico sul giansenismo italiano, Brescia, 1941; G> CAM-STIA. Riflessi politici del giansenismo italiano, in Atti della Accademia di Scienze Lettere ed Arti di Palermo, serie IV, voi. XVI, parto III Lsttero, 1955-1956, pp. 349-448. saggio che, malgrado il titolo di carattere generale, ai riferisce in massima parte alla Toscana ed al Ricci.