Rassegna storica del Risorgimento

GIANSENISMO
anno <1962>   pagina <583>
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Giansanismo italiano e Rivoluzione francese 583
' non di Dio. Poiché quantunque la forma del governo venga originariamente dalla scelta, e dal consenso dei popoli, nondimeno l'autorità del sovrano non viene dal popolo, ma da Dio .J)
E ancora:
Q solo sovrano, che ha ricevuto da Dio l'ufficio di vegliare alla conservazione nella Repubblica, e di procurare la temporale tranquillità, può vedere i veri bisogni dello Stato, e i rapporti degl'individui con tutto il corpo, e appunto per­chè da Dio ha ricevuto un tale ufficio, a Dio solo della esecuzione del medesimo ha da renderne conto, non ai privati cittadini, i piali in cose tanto superiori alla loro condizione altro fare non debbono che ricevere con rispetto gli ordini supremi, e ubbidire . ?3
E semmai c'è da osservare che il vescovo di Pistoia era in verità assai più realista del re, o per lo meno del suo sovrano, il quale, almeno a parole, professava princìpi ben diversi, fondati sulla responsabilità del principe verso i suoi sudditi e sul diritto di questi di chiamarlo a render conto della propria opera, e che ben poco conto faceva del diritto divino. *)
E qualche anno dopo, in piena Rivoluzione francese, colui che è gene­ralmente considerato il massimo rappresentante del giansenismo italiano del Settecento, Pietro Tamburini, *) affermava in polemica con Spedalicri: <c dottrina comunemente sostenuta dai Giansenisti, che non già il popolo,
*) Istruzione pastorale, cit., p. Vili.
2) Istruzione pastorale, cit., pp. XHIXIV.
?ì In proposito cfr. sopra tutto la lettera di Leopoldo alla sorella Maria Cristina in data 25 gennaio 1790, pubblicata m A. WOLF, Leopold und Marie Christine. Ihr Brief-wcchsel (1781-1792), Wien, 1867, e quindi, tradotta in italiano, in A. HBUMONX, Giuseppe II, Pietro Leopoldo e la Toscana, in Archivio storico italiano, 1876, t. XXIV, pp. 433436 e ripresa da F. SCADUTO, Stato e Chiesa sotto Leopoldo I, cit., pp. 56-58. Sui progetti costitu­zionali di Leopoldo di Toscana cfr. sopra tutto R. MORI, Aspirazioni costituzionali nel pensiero politico toscano del Settecento, in Archivio storico italiano, 1943, disp. IIV, pp. 3161 e, dello stesso, Le riforme leopoldine nel pensiero degli economisti toscani del '700, Firenze, 1950, pp. 93 e ss. Ma cfr. pure J. ZIHMERMANN, DOS Verfassungsproject des Grassenherzogs Peter Leopold von Toscana, Heidelberg, 1901. Sul divario fra la concezione politica del Ricci e quella di Leopoldo cfr. pure G. CABISTIA, Riflessi politici del giansenismo italiano, cit., pp. 418 e ss.
*) Anche per Tamburini, come per Scipione de' Ricci, manca ancora uno studio completo e convincente. Su di Ini comunque, oltre sempre alle opere di carattere generale, tè ai lavori di Rota già citati, cfr.: L. FÉ D'OSTJANI, Brescia nel 1796. Ultimo della veneta signoria, Brescia, 1908, pp. 132 e sgg.; G. ZADEI, / giansenisti bresciani sulla fine del secolo XVIIIt in Commentari deWAteneo di Brescia per Vanno 1925, Brescia, 1927, pp. 5677; P. GrjERRiKt, Carteggi inediti bresciani sulla oka e i tempi di Pietro Tamburini (1737-1827), in Bollettino della Società pavese di Storia patria, luglio-dicembre 1927, pp. 161-250; R. MAZZETTI, Relazioni fra il giansenismo pavese e il giansenismo toscano, in Miscellanea pavese, Torino, 1932, pp. 121239, in cui sono riportate numerose lettere del Tamburini al Ricci, tratte dall'archivio Ricci a Firenze; In., L'estrema visione del mondo di Pietro Tam­burini, in Giornale storico e letterario della Liguria, 1933, pp. 188196; G. MANTESE, Pietro Tamburini e il giansenismo bresciano, con prefazione e un'appendice bibliografica di Mona. Paolo Gucrriui, Milano-Bologna, 1942, a proposito del quale lavoro cfr. l'aspra recensione