Rassegna storica del Risorgimento

GIANSENISMO
anno <1962>   pagina <587>
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Giansenismo italiano e Rivoluzione francese 587
Allo Stato i giansenisti chiedevano che mettesse il braccio secolare a .disposizione della riforma ecclesiastica, per abbassare il capo agli ordini religiosi, porre un freno alle esorbitanti pretese della Curia romana, restau­rare la purezza del culto, ripristinare l'antica disciplina ecclesiastica; ma ben poco si preoccupavano del carattere di questo Stato, o meglio, se se ne preoccupavano, era per dichiararsi del tutto soddisfatti della monarchia illuminata ma assoluta, che dava migliori garanzie di seguirli, e di prendere provvedimenti efficaci, sulla via della riforma ecclesiastica, e che corri­spondeva del resto più di altre forme di governo alla loro generale conce­zione della natura della potestà civile. 1l Quando i giansenisti, e quanti
" Occorre appena ricordare come l'ostilità feroce per gli ordini regolari fosse uno dei tratti salienti del giansenismo specialmente italiano e come questo contasse sopra tutto, a questo proposito, sull'intervento salutare dello Stato. Il Ricci, in una lettera al Serrao del 25 novembre 1782, scrìveva; Ella mi disse fin da principio che più male abbiamo da temere dai frati che dagli eretici. La proposizione è tanto vera, che io sono persuasissimo ohe da essi più che dagli altri sia fomentatala irreligione, e che dalla potenza loro collegata con la Corte di Roma nasca la maggiore alienazione degli altri fratelli nostri separati. Di quanto male non sono stati i frati cagione nella Santa Chiesa di Olanda? Di quanto non lo sono in Germania e nelle altre Provincie austriache? Speriamo che essendo i mali per quanto pare al colmo, il Signore porrà fine a tanti guasti nella sua Chiesa . E poco dopo tornava sull'argomento in un'altra lettera al Serrao del 9 febbraio 1783: Noi siamo esposti ad una furiosa persecuzione per parte del primo dei nostri fratelli che, attorniato dai suoi irreligiosi fratelli, i frati, non lascia intentata via alcuna per accendere il fuoco dello scisma contro i pastori legittimi fino nelle più remote parti. Il Signor Iddio suscita nei sovrani dei generosi a lieti che assistono ed incoraggiano i vescovi si che essi non si abbattono (A. PARISI, / riflessi del giansenismo nella letteratura italiana, cit., p. 94). Quasi contem­poraneamente, il Pujati scriveva al Ricci, in data 12 febbraio 1783, che per abbassare il capo al Fratismo, al Monachismo e alPretismo superbo, conviene che i Principi stendano il laccio ma senza essere inconseguenti. Perchè Cesare, per esempio, non ha ancor pensato ad abolire le annate, che mantengono il lusso a Simone? Perchè i Principi non obbligano i Vescovi a ridurre a quattro ordini soli i Frati, secondo i decreti de' Concili Generali, e a promuovere le loro vere e sode riforme negli studi e ne' costumi, Bonza le quali s'in­tendano soppressi? Perchè i Principi non richiamano i Monaci alla loro antica disciplina; e non obbligano e i Ministeri e le Chiese a liberarsi dal posto delle Signorie*temporali e dal lusso delle ricchezze, e che impediscono, come si vede per l'esperienza di tanti secoli, lo spirituale, se non anche noi soffocano affatto ? Perchè quindi non obbligano i Papi e i vescovi, i quali cosi ridotti non daranno più glorie ai gabinetti politici, a tenere i loro concili generali e provinciali, come comanda la Chiesa medesima? Queste sono, secondo me, le principali viste che avrebbero dovuto avere' per operare come e figli e protettori della Chiesa senza dare scandalo fuorché a quelli che lo vogliono ricevere (R. MAZZETTI, Giuseppe Maria PuiaU a Scipione de* Ricci, cit., in BuUettino storico pistoiese, 1934, p. 90). TI Pujati acquistò notevole rinomanza per le sue aspro polemiche contro le devozioni della Via Crucis e del Sacro Cuore. fr. per quanta riguarda la prima le sue Sei lettere ai compilatori del Giornale letterario di Venezia*, pubblicate noi XII tomo (1786) della Rac* cólta di opuscoli interessanti la religione, e per quanto riguardala seconda le Riflessioni sopra Vorigine e la natura ed tifine detta divozione al Sacro Cuore di GASO, Napoli, 1780. Sul Pujati cfr., oltre naturalmente al lavoro del Mazzetti, anche: La Via Crucis del Pujati, Firenze, 1928; D. FEDERICI, Echi del giansenimo in Lombardia e l'epistolario Pujaii-Guadagnini, in Archivio storico lombardo, 1940, pp. 109-1158; D. FlOROT, Note sul giansenismo veneto nei proni decenni del secolo XVUt, in Nuova rivista storica, 1951, pp. 199-226, in cui l'autore