Rassegna storica del Risorgimento

GIANSENISMO
anno <1962>   pagina <588>
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Alberto Aquarone
erano piti vicini a loro anche senza condividerne necessariamente tutte le prese di posizioni teologiche, fulminavano contro Roma, il dispotismo della Curia, l'infallibilit à del papa, non Io facevano in nome della libertà, o perchè mossi da una coscienza egualitaria facilmente trasferibile alla sfera politicostatuale, ma perchè nell'assolutismo romano vedevano il princi­pale ostacolo alla riforma religiosa ch'essi propugnavano, a quel ritorno alle pure origini evangeliche ch'era in cima i loro pensieri. Finché potc-
tenta di dimostrare che il Pujati si riallaccia a un precedente ambiente filo-gian­senista esistente nel Veneto nella pròna metà del XV1I1 secolo, pur negando l'esi­stenza di un vero e proprio movimento giansenista in quella regione, per lo meno per quanto concerne tale periodo. Infine cl'r. AI. VAUSSABD, Le jansénisme vénitien à la fin dn XVIII siede: Giuseppe-Maria Pujati* in Revue historique, avril-juin 1962, pp. 415-434. Insieme al Pujati, il più accanito avversario della devozione al Sacro Cuore fu Scipione de Ricci, che anzi, nella sua pastorale del 5 ottobre 1787 a seguito dei gravi tumulti scoppiati nell'estate contro di luì a Prato, attribuì la responsabilità principale della guerra ostinata mossagli a quella falsa e pericolosa devozione carnale che... a forza di raggiri era filialmente riuscita a farsi tollerare . Cfr. Lettera pastorale di Monsignor Vescovo di Pistoja e Prato al clero e popolo della città e diocesi di Prato, II ed., Pavia, 1788, p. 14. Su tale devozione cfr. inoltra A. COLLETTI, Il giansenismo e la divozione al Sacro Cuore di Gesù (Genova e Pistoia), Modena, 1938, opera parzialissima di un sacerdote, che non risparmia le invettive pia brutali contro il giansenismo, da lui additato come la quin­tessenza di tutti i vizi e di tutte le eresie*
*' L'esposizione classica di parte giansenista del problema della natura e dell'esten­sione dei poteri della sede pontificia è, com'è ben noto, quella di P. TAMBIÌIUNI, Vera idea della Santa Sede, Pavia, 1787. Il nucleo centrale della tesi del Tamburini, non certo ori­ginale, era che fosse e cosa evidente, che i Concilj generali hanno la loro autorità immediata­mente da Gesù. Cristo, che in essi risiede la pienezza della potestà, alla quale il Papa stesso è soggetto; che perciò la validità de' Sinodi non dipende dalla confermazione del Papa; ch'essi traggono tutta la forza dal fondo loro, subito che sono ecumenici- (pp. 279-280). La testimonianza della chiesa universale aggiungeva più in là è una regola infal­libile di verità. Ora la Chiesa conserva, e trasmette il deposito della fede per mezzo de' pastori, il primo de* quali è il Papa. Ma né il Papa, né alcun altro de' pastori presi sepa­ratamente è infallibile, se non in quanto sta attaccato alla testimonianza della Chiesa universale. Dunque il punto della infallibilità à il punto della unità delle Chiese, ed il Papa cogli altri pastori non sono se non canali di comunicazione, che si uniscono al centro della unità, e per mezzo di questo alla prima verità infallibile, cb'è Gesù Cristo (p. 309). L'autorità episcopale è dunque la medesima nel papa e negli altri vescovi ed il primo non è un padrone ma un economo, che deve usare della sua potestà secondo le regolo stabilite. Buona parte della polemica antiromana dei giansenisti si svolse attorno al celebro libro dcll'Eybcl Was ist der Pupst?, divenuto subito estremamente popolare tra di essi. Cfr. in proposito l'opuscolo anonimo, ma di chiara derivazione giansenista, Riflessioni sopra il Breve del Sommo Pontefice Pio VI in cui si condanna il libro di Eybel Cito cosa è il papa?, s. I., 178f k" polemica contro lo esorbitanti pretese della Santa Sede sia noi confronti delle potestà civili, che nei riguardi dei diritti dei vescovi, fu particolarmente viva, con l'appoggio dell'autorità laica, nel regno di Napoli, in conseguenza della grave tensione determinatasi negli anni immediatamente precedenti la rivoluziono francese tra il governo regìa e la Santa Sede, ad oggetto dell'omaggio della chinea e del contrasto circa la desi­gnazione ed investii ora dei vescovi. Cfr., in modo particolare: G. CESTAIO, LO spirito della giurisdixion ecclesiastica sull'ordinazione V vescovi, Napoli. 1788, in cui si ribadiscono i soliti principi che i vescovi niente riconoscono por diritto divino al Sommo Pontefice,
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