Rassegna storica del Risorgimento
GIANSENISMO
anno
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1962
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pagina
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590
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590 Alberto Àouarom
Franeia ebbero gettato il panico fra i principi italiani ed arrestato quel moto riformatore che alcuni di essi avevano promosso,l* anche dopo che i giansenisti si furono resi conto di non poter contare sol braccio secolare dello Stato d'antico regime per realizzacele loro aspirazioni di rinnovamento religioso e di riforma ecclesiastica, il giansenismo italiano, nel suo complesso, fu ben lontano dal fare miglior viso a quei princìpi di rigenerazione civile, di costituzionalismo politico quando non di completa democrazia politica, che avevano trovato la loro storica espressione nella Rivoluzione francese Ciò che alcuni giansenisti italiani, quali Scipione de1 Ricci, accettarono di quest'ultima, fu il tentativo di riforma ecclesiastica, la costituzione civile del clero, non le premesse politiche e sociali da cui questa riforma, scaturiva.
Fin dall'indomani della presa della Bastiglia gli sconcertanti eventi francesi assumono per i giansenisti il carattere di una punizione divina abbattutasi su di un popolo che aveva abbandonato il sentiero della fede per lasciarsi traviare o da una falsa filosofia antireligiosa, o da una religiosità impura e guasta. E il De Vecchi, per esempio, scrivendo al Belle-garde 1*8 settembre 1789, osservava:
II nostro Ministero è sempre più debole alla vista delle turbolenze, che minacciano da tutte le parti. Quelle di Francia sono le più formidabili, e sono l'effetto del libero pensare sostituito alla subordinazione evangelica. Dio punisce nel Regno le molte oppressioni de Santi Uomini mandati ad illuminarlo .2)
Al pari dei cattolici zelanti loro strenui avversari, i giansenisti non compiono nessuno sforzo per tentare di andare alla radice del problema,. di rendersi conto delle vere cagioni della grande rivoluzione che avevano sotto gli occhi, di dare, in breve, una spiegazione storica degli avvenimenti. Come gli zelanti, essi vedono nella Rivoluzione ora l'espressione della giusta
') Secondo il Forgcs-Davanzati, per esempio, la Corte di Napoli sarebbe stata giù pronta alla convocazione di un concilio nazionale, che avrebbe avuto il compito principale di proclamare i principi della diesa gallicana, quando la nuova situazione determinatasi in seguito agli eventi francesi soffocò definitivamente i conati riformatori dei Borboni: Dopo che fu del tutto abolita la presentazione della cnmea, dopo che tanto si fu scritto contro la Corte di Roma, si attendeva di giorno in giorno ohe il re ingiungesse ai vescovi di riunirsi in concilio nazionale, nel quale si dovevano proci u ma re le libertà della chiesa gallicana e consacrare quei vescovi, nominati un'altura dal re, che il papa aveva sempre rifiutato di consacrare. L'ordine era già persino annunziato dalla voce pubblica; ma in quel punto, fortunatamente per la corte romana, scoppiò la rivoluzione Jìnmcesfi, e si sa che essa fece tacere per il momento tutte lo questioni particolari fra ì. principi d'Europa che un interesse comune armò contro dì essa , Glìr, D. POIKCES DAVANZALI, Giovanni Andrea Serrao, r.U., pp. 62-63.
?) E..ConiCNOLA, llgUmaminnotogcano, cù, voi. II, p. 230.