Rassegna storica del Risorgimento
GIANSENISMO
anno
<
1962
>
pagina
<
591
>
Giansenismo italiano e Rivoluzione, francese 591
collera divina, ora invece il prodotto di oscuri disegni di misteriose sette, il risultato di una congiura nella quale non era naturalmente da escludersi che i gesuiti vi avessero lo zampino:
Io dò molto alla superstizione, scriveva Tamburini a Scipione de9 Ricci il 18 giugno 1790 ma sembra a me che ciò non sia sufficiente per spiegare il fenomeno delle presenti inquietudini di quasi tutta l'Europa. Convien ricorrerò a secreto molle, che si muovono contro la sovranità, e contro la Religione rivelata. Non e una chimera il complotto dei così detti illuminati. Il partito gesuitico non è ancora estinto; e la curia di Roma non dorme ')
Se per Tamburini molto doveva attribuirsi alla superstizione, e per superstizione egli intendeva fra l'altro l'ignoranza ed il pregiudizio dominanti circa i veri rapporti fra Stato e Chiesa, fra religione e politica, da cui discendevano la corruzione ecclesiastica ed il dispotismo pontificio,2' molto doveva pure attribuirsi alla filosofia del tempo, ossia proprio a quella che la superstizione avrebbe dovuto combattere e vincere, ma che invece, essendo uscita dai suoi limiti, aveva finito per intaccare la stessa coscienza religiosa e per minacciare così l'intero edificio sociale:
e La filosofia scrivevano gli Annali ecclesiastici (10 giugno 1791) deve guidar l'uomo alla Fede, e introdurlo nel Santuario della Religione; e la grande infermità del nostro secolo si è appunto di voler richiamar tutto dal Tribunale della Fede a quello della ragione, e di pretendere che i sistemi ed i raziocini filosofici debbano essere di un gran peso nella discussione de' donimi appartenenti alla Religione, e che sovente debbano essere superiori alle Verità divine, che ci annunzia la Fede; come se la Ragione Suprema, ed incapace d'ignoranza e d'errore non meritasse il sacrifizio della nostra, di cui gli angusti limiti cosi spesso ci arrestano... Ormai, dicasi pur francamente, che la Filosofia non è in generale che una scuola di libertinaggio; ed tuia scienza, il di cui oggetto è di formar l'uomo, si è convertita dagli empi in distruzione dell'uomo.
J) Cfr. K. MAZZETTI, Rotazioni fra U giansenismo pavese e il giansenismo toscano, eh.-,
p. 211.
2) Scriveva per esempio Tamburini al Ricci il 13 agosto 1790: L'esempio della Francia è una grande epoca, quando possa aver sussistenza. Chi sa, che il Signore dai molti mali non cavi la medicina, e dalle nostre vergogne non faccia rinascere il solido e vero decoro de* snoi sacerdoti. Per noi dobbiamo sforzarci a prepararvi le strade colla istruzione, e colle massime più pure dulia nostra religione, e segnatamente col rendere universale in tutte le scuole de* giovani chierici un buon trattato di gius pubblico ecclesiastico, che fìssi i limiti delle due podestà, e segni i doveri essenziali degli ecclesiastici verso i prìncipi. Se i giusti prìncipi di questa scienza sin'ora trascurata in tutte le scuole, e ne' seminari non w rendono universali, non si avrà inni la concordia foia il sacerdozio e l'impero, e gli ecclesiastici saranno sempre Io scandalo delle nazioni (11. MAZZETTI, Relazioni fra il giansenismo pavese e il giansenismo toscano, cìt., p. 214). C'eru senza dubbio una buona dose di ingenuità da parte del Tamburini quando riteneva che l*ulementu essenziale per stabilire su solide basi i rapporti fra l'impero e il sacerdòzio ' fosse un buon trattato di diritto pubblico ecclesiastico.